SUPERDESIGN SHOW: oggi è già domani

(Guarda video)


LOOKING AHEAD: questo il tema della nuova edizione di Superdesign Show

(Superstudio, Design Week 2022.).

Presenti designer in grado di anticipare necessità e tendenze, tradurre la parola sostenibilità in proposte concrete e ridisegnare la nostra vita.

Un pizzico di ottimismo per puntare a ricreare il
tessuto sociale, commerciale e produttivo.
L’ultimo format conferma la direzione creativa di Gisella Borioli e l’art direction di Giulio Cappellini: da anni rendono il Superdesign
Show imperdibile e prestigioso.

L’impostazione punta sulla internazionalità, con attenzione ai paesi dell’East e del Far East, e sulla creatività femminile.
Due grandi artiste, Maria Cristina Carlini e Carla Tolomeo, vi accolgono con le loro opere, ben do-
dici designer nella sezione Donne&Design.
Presente la collezione dello studio ucraino
NOOM, disegnata da Kateryna Sokolova, che arriva direttamente da Kiev.

Superdesign Show 2022 è
un “village” spontaneo, che si sviluppa per aree di interesse con “edifici” e installazioni site specific nei grandi saloni di Superstudio Più. Gli argomenti proposti affrontano, tematiche di attualità guardando, appunto, lontano.

Materiali ruvidi, riferimenti ancestrali, emozioni forti, elementi naturali. È Maria Cristina Carlini, ad aprire questa edizione con una scultura che fa riflettere : “La forza delle idee”.

L’artista, apparentemente fragile,
delicata, si è cimentata con ferro, acciaio, legni
di recupero, terra, fango, stracci e li ha trasformati, agglomerati, scomposti e ricomposti, con una interazione tra passato, presente e futuro, in opere
emozionanti, di dimensioni che sembrano supporre una forza fisica eccezionale.
I suoi lavori portano il messaggio di una natura
imperiosa e a volte ferita. Come la foresta
fatta di tronchi scarniti fino all’essenza che
introduce il visitatore al Superstudio e lo
invita a riflettere sulla distruzione dell’ambiente e la sostenibilità, tema che permea
molte delle installazioni presentate.

Procedendo incontriamo i lavori di Carla Tolomeo. Nasce pittrice ma deve la sua più grande affermazione alle
opere che interfacciano il mondo dell’arredo con l’immaginazione.
C’è la scuola di De Chirico, il cui studio ha
frequentato fin da bambina. C’è la lezione
della pittura giapponese e dei suoi primi quadri, c’è l’idea di un mondo diverso, colorato, libero, che
evoca una natura fantastica, c’è il desiderio di sensualità espresso dai tessuti
lucenti e preziosi, nelle sue sculture;

oggetti su cui sedersi e opere da ammirare, in un tripudio di sete, broccati e velluti su cui ora volano uccelli immaginifici, ora sbocciano rose oversize e danzano farfalle giganti insieme ad altri simboli di
felicità. Tolomeo arriva al Superdesign Show con “Never rest on my Laurels”.

L’attenzione ai problemi del mondo e la spinta a trovare soluzioni che ne alleggeriscano il peso va di pari passo con le nuove tecnologie.

L’industria associa la ricerca a stimoli diversi, dall’arte alla bellezza, dal sociale all’ambiente.
Si sofferma sulle criticità create dagli
sconvolgimenti ambientali, dalle relazioni spezzate parlandoci di un futuro guidato dalla tecnologia sensibile, The Mot Company, l’industria di Tokyo leader nella produzione di plastica rinforzata con fibra di carbonio, attraverso un sistema di stampaggio a pressione, ha introdotto un nuovo brevetto che può sostituire la produzione in autoclave, con risparmio energetico, riduzione degli scarti, dei tempi e dei costi.

Le “bambole” che veicolano questi
messaggi, prodotte con tale tecnologia, si ispirano alle celebri Dolls, sculture pop di Flavio Lucchini. Si chiamano Fuzin e Rizin Dolls, la
bambola del vento e la bambola della luce, “che possono sconfiggere le crisi e aiutarci a sperare in una nuova dimensione di pace e prosperità”.

Una interessante interazione tra arte, industria e responsabilità sociale.

Sedie, chaise longue, tavole, sofà,
pannelli modulari: dodici pezzi classici da interni e
da esterni sono reinterpretati dal designer tedesco
Michael Geldmacher. Di linea essenziale, puntano
sul comfort e sulla funzionalità.

Da Hong Kong arriva “Project HK-UK: Design, Artistry and Craftsmanship”, di HKF&DA (Hong Kong Furniture and Decoration Trade Association).
Il curatore Amy Chow, per valorizzare i nuovi talenti e metterli in contatto
con l’industria, presenta diciotto mobili nati dalla collaborazione di dodici giovani designer, sei inglesi e sei di Hong Kong. Svariate le proposte
che rivelano originalità: la sedia 25/7 adattabile ai vari momenti della giornata, Compact Mobile che incorpora uno specchio, un portagioielli ed uno sgabello. Il tavolo basso Just sit / amm-x-ww reinterpreta i tavoli di meditazione e della cerimonia del té.

S’ispira a un vortice l’installazione in alluminio “Resonance: Vortex to diversity” con i pigmenti della giapponese Toyo Aluminium.

Toshiya Hayashi e Hokuto Ando sono i fondatori di we+ di Tokyo, studio di design che esplora possibilità alternative al design commerciale, proponendo forti connessioni con l’esterno. Culmine di questo approccio è il nuovo allestimento “Resonance Vortex to diversity”: la forma a vortice, fenomeno che in natura avviene quando elementi diversi entrano in contatto, richiama idealmente l’incontro felice di culture e valori diversi. Ricoperto dal pigmento metallico CHROMASHINE®, l’imponente oggetto genera imprevisti effetti di
luce e colore, dal quale prende forma un mondo ricco e diversificato.


L’auspicio per tutti è Look Ahead!


Proviamo non solo a guardare ma a costruire il futuro, con le idee e con un approccio sostenibile, ora non più una scelta ma un dovere.


Le parole trasformano le idee in valori, in progetti, in servizi.

Il tempo, per chi lavora nel marketing e nella comunicazione, si misura in parole,
queste, possono diventare la base di una originale
proposta d’arredo.

In un momento storico in cui tutto invecchia nell’arco di un click, torna il desiderio di concetti concreti e rassicuranti. “Verba non volant”, le parole hanno un peso, un valore e sono misura del nostro tempo che va oltre le ore, i minuti e i giorni: lo sostiene LFM, agenzia di comunicazione leader di settore, per la prima volta presente alla Milano Design Week.

La sua capsule collection “Just Time”
progettata da Alessio Salvo, a forma di parole, attraverso le linee dei propri componenti
di arredo, costruisce una sorprendente area living, significante, accogliente e cozy dove
il divano è proprio “Comodo”.

Un passo nel futuro ed ecco come la tecnologia in 3D può cambiare la progettazione e lo stesso modo di pensare entrando nella Realtà Aumentata.
Costruire ambienti in realtà virtuale utilizzando la modellazione grafica in 3D di mobili e arredi esistenti: questo propone l’azienda giapponese
Forum8.


Perché non dedicare al giardino, alla corte o al terrazzo la stessa cura della casa o della sede di lavoro?
Nel grande art-garden all’ingresso di Superstudio, una installazione diffusa nel verde racconta le novità dell’arredo open-air con i complementi per il giardino di Paolelli Garden, gli arredi di Piero Lissoni e Patricia Urquiola per Janus et Cie e la pavimentazione in pietra di Nero Sicilia.


Per una architettura
amica della natura, la grande veranda multifunzione e modulare di Massimiliano Mandarini con Gaviota Pergole
Bioclimatiche che nasce da un percorso di ricerca e progetto orientati all’Agenda 2030 per ambienti e spazi Human e Green.


Sul tema del verde unito al design anche la sala Art Point, dove la mostra “Tree&Vases” della Fondazione Biohabitat mette in scena, come fossero grandi sculture in un museo, rare specie di piante tropicali: bentrovata biodiversità.


Vivere, rilassarsi, lavorare, giocare, leggere, studiare, pensare, muoversi, incontrarsi in mezzo alla natura invece che nei luoghi chiusi consacrati a queste attività, è un desiderio comune e una tendenza.


Come trovare le giuste soluzioni per un modo di vivere urbano rispettoso dell’ambiente?

Risponde “Urban Matter(s)-Material Reduction for a Lighter City”, la collettiva a cura di Materially con
proposte per ridurre l’impatto delle emissioni, dell’energia e degli stessi materiali.
L’obiettivo è una città leggera con un’alta qualità dell’aria e della vita, che risponda anche alle esigenze della contemporaneità.


Aziende espositrici selezionate raccontano le loro storie virtuose per un futuro a misura d’uomo e di comunità.


Quattro le tematiche : “Carbon Revolution” (ridurre, arginare, abbattere), “Breathing Quality” (proteggere, filtrare, purificare), “Resourceful Waste” (limitare, ripensare, trasformare), “City
Skin” (mutare, rivestire, ingentilire).


SUPERGREEN.


Il massimo è
nella natura.

La natura ricicla tutto, l’uomo no. La sostenibilità
deve partire dalla conversione dei materiali biodegradabili in risorse, alghe comprese.

Un padiglione multisensoriale interamente
composto dal tessuto generato dalla trasformazio-
ne delle alghe raccolte sulle coste. Questo il ma-
nifesto di Saces, la società degli studenti
di architettura e ingegneria civile dell’Università di
Malta. Le alghe depositate in riva al mare, invece
di essere costoso materiale da smaltire, diventano
prodotto. In un processo creativo ed economico
sostenibile e circolare.


Sono sette le realtà artigiane, di tutta Italia,
che fanno parte della collettiva “Fuoriserie-Unicità per il domani”, organizzata dal CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa). La più antica è Busatti, tessitori di Anghiari, in Toscana, dal 1842.

“Someone is Lying” un titolo perfetto per il progetto di Alcantara, azienda certificata Carbon Neutral dal 2009, si mira a sensibilizzare il pubblico sull’importanza di un impegno basato sulla scienza e sui fatti e non sulle notizie ingannevoli che circolano sul fronte della sostenibilità.


Con una maxi installazione simbolica e provocatoria di 10 metri di lunghezza
e 6 di altezza, richiama l’attenzione
con vari talk, su quanto ci sia di vero e di falso
nella comunicazione che affronta l’argomento della salvaguardia del pianeta.


Per le artiste e artigiane e per le curatrici del
collettivo Food Design Stories è una tavola imbandita, etica per materiali e lavorazioni,
dall’estetica di fiori e nuvole fluttuanti nell’aria;

Al Superdesign Show 12 più 21 autrici presentano un “autoritratto creativo” nel linguaggio delle idee che arricchiscono l’ambiente quotidiano.

con loro, in una sorta di specchio progettuale che contrappone ogni autrice a una sua realizzazione di design, Ana María Gómez propone il nomadismo d’arredo e i mobili pensati come oggetti fluidi che si adattano a chi li “indossa”.

La britannica Malin Iovino racconta le sue storie familiari con “Expression Through Wave”: creazioni ottenute con l’antica tecnica svedese a telaio degli snören, tramandatale
dalla nonna;

Adriana Lohmann firma “Enjoy”, lavpanca modulare per la convivialità, il fitness e la meditazione, una scritta in plexiglass da appendere alle pareti o da appoggiare su un mobile.


Tina Rugelj e le coste della Croazia con “Tales of Adriatic”: cinque pezzi di arredamento dall’ispirazione marina, raccontano il legno asciugato degli olivi e la pietra
bianca di Braþ con cui sono realizzati i tavoli. Le reti da pesca sono intrecciate a formare delle
lampade.

STANZE DAL MONDO


Per quanto lo sguardo sia rivolto ad un futuro digitale dove le case dei sogni le troveremo nel metaverso, torna forte il desiderio di comfort, di quella home-cocoon che deve essere rassicurante e personale. Nella sezione CASE COZY COSÌ “stanze” con stili diversi arrivano da paesi diversi.


Un confronto stimolante che crea, con forme morbide, minimali e human technology, ambienti dall’alto tasso di benessere abitativo, introducendo il “design sentimentale” che attinge ai ricordi sviluppando innovazione.

Dal Giappone ecco il soggiorno essenziale con i sensori che adattano autonomamente luminosità, temperatura, suoni.


Nasce l’esigenza di migliorare hotel, e uffici trasformandoli da anonimi contenitori transitori a luoghi da ricordare, anche
attraverso mobili dalla forte identità stilistica e di alta funzionalità.
2022: la tecnologia ha annullato, almeno virtualmente, la barriera della
distanza fisica: siamo sempre in contatto ma non sempre riusciamo ad essere realmente connessi quando ci incontriamo.

La qualità dello stare insieme, anche in luoghi di passaggio come alberghi e ristoranti, diventa importante.

Da questa necessità nasce “Be an original”, la
collezione di arredi per l’hotellerie della factory Satelliet Originals.

Energie rinnovabili e crisi dei combustibili
fossili ci fanno presagire un futuro sempre
più blu-e. Le sanzioni e controsanzioni della guerra alle porte dell’Europa che impatteranno sulle forniture elettriche ci invitano
a correre ai ripari.

Due grandi aziende
di mobility per mare e per terra presentano le
loro novità.


ANDAR PER MARE SENZA INQUINARE


Sea Cat 40 nuovo concept di catamarano ispirato all’ambiente marino in una visione che
guarda allo sviluppo di tecnologie sostenibili: è la
novità del settore.
Completamente elettrico grazie a pannelli fotovoltaici a emissioni 0 per il 90% del tempo. Proposto da Rossinavi, importante cantiere navale di Viareggio.

Il progetto presentato al Superstudio “Blu-E, The Underwater Experience” ci porta in una grande “scatola” esperienziale che simula la vita subacquea e fa scoprire l’importante ruolo del fitoplancton nella nostra esistenza.


UN FUTURO ELETTRIZZANTE.


Come tradurre il tema – sulla bocca di tutti – della sostenibilità in proposte concrete e lavorare davvero per un futuro carbon-neutral?


Lexus lo fa lanciandosi nell’esplorazione di nuove architetture per
i suoi veicoli, provando a riconsiderare il suo ruolo nel panorama della mobilità del
nostro continente nei prossimi decenni. Si è avvalso della professionalità di Germane Barnes, architetto e designer che presenta ON/, installazione immersiva illuminata dalle luci in sospensione dello studio di illuminazione Aqua Creations.

HAIER EUROPE. INTELLIGENCE HOUSE


I robot esistono e la casa robotica è una realtà. Haier Europe lo racconta con Home Switch Home e i suoi tre brand Haier, Candy, Hoover.


In più di 1000 mq. si snoda il percorso dedicato alla Smart Home .

Haier presenta “Connect to Extraordinary” con climatizzatori, frigoriferi e cantine per il vino
che assicurano temperatura corretta e giusta umidità. Candy “Simplify your Day” con le
lavastoviglie che aiutano a risparmiare tempo preservando la qualità dei
lavaggi. Hoover, con “Quality for Life”, propone la lavatrice con svariati cicli di lavaggio e
il motore inverter che ottimizza l’utilizzo di acqua e di energia.
La caratteristica fondamentale è la possibilità di tenere monitorato ogni device
grazie alle funzioni di connettività e all’app hOn. Una app, piattaforma digitale del Gruppo, che è il filo conduttore di tutto il percorso, puntato sull’intelligenza artificiale.


Sara Ricciardi, designer milanese, crea per gloTM Hypernova un sorprendente labirinto dalle molte
entrate e uscite e TOILETPAPER raddoppia per gloTM sul tetto.


Il percorso ideato da Ricciardi è un invito alla libertà:

si può entrare e uscire dal punto di accesso che si preferisce: non esiste una strada corretta da percorrere, non esiste giusto o sbagliato, esistono diverse possibilità.

La stessa filosofia del brand invita a non dover scegliere tra due opzioni opposte, ma a farle convivere “senza compromessi”.


L’esperienza di Hypernova nel suo padiglione indipendente può essere preceduta, o seguita, da una pausa di insolito relax sul tetto dell’Art Point. Lo spazio del Roof è curato per gloTM da TOILETPAPER magazine, il collettivo creativo fondato da Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari; ricrea un giardino urbano di
forte impatto visivo connesso agli artwork della Radical Pop collection gloTM firmata da TOILETPAPER.


Il progetto Hypernova, prende il nome dallla stella e richiama un vortice che emana una fortissima energia.

Un’energia che a sua volta rimanda a quella che circola in questi giorni a Milano, tra eventi, incontri, districts, e soprattutto experiences: va molto l’experience al Fuorisalone.

Godete di questa energia,

go with the flow,

se vi va,

e vivete le experiences responsabilmente.

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Le radici della VITA

Storia e immagini. Migrazioni e sentimenti. 

La mostra di Elena Chioccarelli Denis 

Curata da Valeria Cerabolini e Maria Grazia Vernuccio

MyOwnGallery/Superstudio Più via Tortona 27 bis, Milano

Dal 12 al 22 maggio 2022

C’è la famiglia con i suoi legami, c’è la guerra.
Ci sono luoghi, cambiamenti, partenze, ritorni, affetti. C’è un bagaglio immenso

– l’autrice stessa racconta –

dietro alle opere di VITA.

Il passato si traduce in  appartenenza. Una poetica che cattura e commuove. Il titolo VITA restituisce il valore della comprensione delle radici. L’arte, con calviniana leggerezza mostra tocchi accennati che indicano un altrove. 

La citazione a lato dell’opera Libera e Felice sintetizza un’attitudine tramandata dalla nonna: “Esco la mattina sola, in vestito di tela e sandali, giù per le valli nel profumo forte dei gelsomini, e guardo e godo e mi sento libera e felice!”.

L’opera è un’esplosione di azzurri e verdi, sullo sfondo di un paesaggio accennato.

Un moto dell’anima può indicare nuove strade da percorrere: quelle de Il Viaggio o Prigionia indicano che nulla è facile o scontato.
La colonna di donne dell’opera Esodo invece, non può non ricordarci la fuga delle ucraine o dei profughi siriani. Un passato che non passa.

Le vecchie lenzuola di lino, sono base e supporto dei dipinti; le “scatole viaggianti” contengono opere come Resilience, metafora di qualcosa da cui non volersi mai separare. Da portare sempre con sé, anche nella lontananza, che in un mondo sempre più smaterializzato, ci ricorda la concretezza del nostro esistere e il valore della testimonianza.  

La memoria diventa così non retorica citazione, ma predisposizione, in un mondo ridisegnato da una geografia emozionale che indica nuove mappe del reale. Ecco lo svelarsi di un senso profondo dell’autrice: mostrare il filo che racconta gli sradicati, i feriti, quelli che si sono smarriti e coloro che sono stati umiliati dalle atrocità. 

L’arte di Elena Chioccarelli Denis ci dice che dalla sofferenza si rinasce (quante volte sei rinato, tu che leggi?) che incidere, scolpire e dare forma ai propri ricordi è una via d’uscita. L’arte come cura, mezzo per guardare avanti, linguaggio universale per raccontare e raccontarsi, ritrovare quell’umanità in cui credere ancora e dare VITA alla VITA.

Si tratta circa di sessanta lavori: tele, sculture, installazioni e una galleria di immagini d’epoca; la ricerca personale scaturisce dalla storia familiare; sullo sfondo l’Italia della prima metà del secolo scorso che riemerge e prende forma nel presente attraverso figure eteree, come a volersi scrollare di dosso un fardello pesante, per conquistare una contemporanea universalità.

Una storia condivisa da molti italiani, quella del nonno di Elena, zoologo-esploratore, inviato in Etiopia come esperto di fauna africana, espatriato nel 1938 con la moglie e i loro cinque figli in pieno colonialismo italiano.

La guerra li separerà.

Il nonno resterà prigioniero in Africa fino al 1946, la nonna verrà rimpatriata con i figli a bordo di quelle che vennero chiamate le “navi bianche” della Croce Rossa, operazione umanitaria che riportò in Italia donne, bambini e feriti.

Tracce di ciò che è stato,  segni legati al nostro presente.

C’è luce nelle creazioni. Ci sono mappe immaginifiche (Cartografie I e Cartografia II), percorsi dell’anima (Cammino), esplosioni di pura gioia (Libera e felice). Ci sono i grandi alberi (Vita I e Vita II) che si mostrano nel loro farsi corteccia e rami, partendo dalle radici.

Pagine zeppe di ricordi, di amati perduti e mai scordati (piove sul bagnato), di crolli e di ricostruzioni. Melanconia e speranza.

Gli orizzonti ammaliano quando le campiture di colore si allargano liquide sulla tela, commuovono quando si fanno più minute e più precise. Le foto, i video che accompagnano la mostra, rammentano la stessa come sia nata: dal ritrovamento dei diari e delle lettere del nonno.

Elena approfondisce, amplia, ordina, metabolizza e rielabora un racconto tramandato da due generazioni.

È naturale per lo spettatore, restare coinvolti da questa sequela di antiche memorie e moderne trasposizioni, coglierne il dato sentimentale, l’amore che le pervade e la grandezza che ne scaturisce, drammatica e calma, in pace, come se il tempo vi avesse steso un velo sopra, attutendo la sofferenza.

(Guarda video)

L’artista

Elena Chioccarelli Denis è nata a Roma. Vive e lavora tra Roma e Losanna. Pratica un’arte “plastica” che impiega diversi materiali e tecniche miste. Ha alle spalle numerose mostre. Espone per la prima volta a Milano.

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L’intenso canto di libertà di Goliarda Sapienza

La forza dolorosa. La sofferenza che passeggiando tra anima, mente e cuore si trasforma in energia.

Chiunque intenda di cosa scrivo e si identifichi in queste parole, non dovrebbe lasciarsi scappare l’occasione di vivere un’esperienza che lascia il segno, l’esperienza che viene fuori dal coinvolgimento di un’interpretazione vibrante. Quella di Donatella Finocchiaro nello spettacolo teatrale: Il filo di mezzogiorno adattamento del volume di Goliarda Sapienza.

In scena dal 3 all’8 maggio al Teatro Franco Parenti di Milano.

La Finocchiaro ricorda, a chi ne avesse bisogno, quanto possa essere aderente alla sua professione. Basta 1 ora e 40 per essere stupiti dalla prova vincente di un’attrice. Basta dare ascolto al sentire.

Quando Mario Martone regista e sceneggiatore, ha incontrato la realtà di Goliarda Sapienza – autrice del successo postumo: L’arte della gioia, è accaduta la magia.

Rapiti da azioni, luci, ombre, parole, ci si ritrova in un labirinto di pensieri, arricchiti, grazie alla perfetta regia teatrale/cinematografica. Il libro dal quale è tratto lo spettacolo è un potente romanzo autobiografico, un testo d’amore per l’analisi e al contempo il racconto di  contaminazioni psichiche. Una donna fuori da tutti gli schemi e dalle ideologie politiche del suo tempo: Goliarda fu partigiana, femminista,  controcorrente e contro il conformismo.

Lo ha osteggiato con ogni mezzo, primo fra tutti la scrittura. La sua, fluida, libera, struggente, lirica e lucida. Il romanzo: Il filo di mezzogiorno (1969), per lo spettacolo riadattato da Ippolita di Majo, ripercorre con dovizia di particolari il percorso psicanalitico vissuto dopo un periodo di depressione sfociato in un tentativo di suicidio.

Goliarda insegue la sua memoria, insegue i ricordi, le sensazioni, le libere associazioni, l’analista la guida, la accompagna, e riuscirà a condurre la scrittrice dalle tenebre, nelle quali era sprofondata, alla luce della coscienza, al recupero della propria identità.

Il racconto è un viaggio attraverso le sedute terapeutiche della protagonista che, dopo essere stata sottoposta, in una clinica psichiatrica a molti elettroshock, si ritrova, pur non ricordando nulla, a casa sua, infreddolita nella paura.

Il terapeuta lavora per riportarla con coraggio alla vita, per restituirle la sua memoria, si reca da lei ogni giorno a mezzogiorno: Ignazio, apparentemente sicuro, tremebondo nel fondo;

Molteplici i piani narrativi che si intersecano di continuo, come accade anche nella testa, nelle emozioni e nell’inconscio. La scrittura è svincolata dalle leggi spazio/temporali che detta la realtà. Il tempo è il presente del mondo interno di Goliarda. Il tempo dell’analisi selvaggia, il tempo dei fantasmi, dei desideri. In scena, degno di attenzione, Roberto De Francesco interpreta lo psicoanalista freudiano, fiducioso nella parola e fragile nel cuore: smarrito, accartocciato, infine esule. L’incontro, il conflitto di due fragilità che pian piano prendono nuova forma.

Regressione, rievocazioni, proiezioni, transfert, sentimenti indomabili e coraggiosi, l’amore: “Mi prese tra le braccia e mi protesse e fu il mio uomo, mio padre, mio fratello, il mio amico”.

Due persone che parlano in una stanza, due, le zone del palcoscenico, due, le zone del mondo interno di Goliarda. Lo spazio vuoto, buio, onirico, appartato, solitario, e poi, lo spazio della relazione, della realtà, dove i fantasmi seppur arginati da dati reali, prendono corpo.

I due spazi si cercano, si dominano, precipitano l’uno sull’altro. Lui la chiama “signora” e lei si sente a disagio per questa parola: “Perché insiste tanto su quel signora? Mi innervosisce”, e, ancora: “Come si permetteva, con quel signora e signora, quei baciamani, quell’aria distinta, di insinuarmi quelle cose!”.

Nella passione delle sedute affiorano i timori di entrambi, poi, i corpi, le dita sul viso, sulle labbra: l’intimità si spalanca come un abisso.

“Lei è molto coraggiosa, forse un po’ troppo per una donna” le dice lui.

Una intricata matassa di emozioni incandescenti. L’armonico canto dei pescatori delle isole Eolie, in sottofondo.

La paziente prevale sull’analista che resta fulminato dell’ironia della donna, dalla sua intelligenza, dal pensiero spregiudicato.

Da questo corpo a corpo curato con la scrittura, Goliarda viene fuori sanguinante ma di nuovo padrona della sua disperata vitalità.

(Come avrei potuto non amare tutto questo, io?)

Lo studio del mio analista era un rettangolo pronunciato, per un anno l’ho guardato seduto su una poltrona, schiena al lato corto dove c’era la porta d’ingresso, l’analista seduto davanti a me. Guardavo la porta a destra sul lato lungo e pensavo che oltre quella porta ci fosse la stanza col lettino.

Quando il mio analista mi disse che nella seduta successiva mi avrebbe voluto sul lettino gli chiesi: “Dunque andremo in quell’altra stanza?” ma lui mi invitò a guardare alle sue spalle: “Il lettino è lì”.

Non l’avevo mai visto. Forse da questo episodio è scaturita l’idea di sdoppiare la stanza di Goliarda, non lo so. So che ho amato il mio analista Andreas Giannakoulas e che alla sua memoria dedico oggi questo spettacolo. 

Mario Martone.

Produzione: Teatro di Napoli – Teatro Nazionale / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale / Teatro di Roma – Teatro Nazionale / Teatro Stabile di Catania

Scene: Carmine Guarino.
Costumi: Ortensia De Francesco.
Luci: Cesare Accetta.

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Libiamo ne’ lieti calici

Dopo due anni di assenza, Vinitaly 2022, il 54° SALONE DEI VINI E DISTILLATI è tornato nella sede di Veronafiere, indossando il suo abito migliore.

Il 9 aprile alle ore 14, c’è stato il taglio del nastro del grand tasting – a cura di OperaWine, in collaborazione con Wine Spectator – alle ex
Gallerie mercatali di Verona. L’evento ha aperto il sipario sul vino italiano.

La più prestigiosa rivista americana di settore, ha selezionato i 130
migliori produttori, protagonisti della super-degustazione, offrendo la possibilità di conoscere le cantine della Penisola che, pur nella differenza di territorio, stile produttivo e dimensioni aziendali, sono
accomunate dall’altissima qualità dei prodotti.

Il 10 aprile si è inaugurato il Vinitaly, con il focus dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly “The way to North
America”, presenti il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli e il governatore del
Veneto, Luca Zaia

4.400 le aziende espositrici
alla manifestazione che torna con numeri pre-pandemia.

Confermata l’internazionalità della rassegna: 700 i top buyer esteri da 50 Paesi. In contemporanea a Vinitaly anche Sol&Agrifood, il salone
internazionale dell’agroalimentare di qualità, ed Enolitech, il salone internazionale delle tecnologie per la
produzione di vino, olio e birra.

Svelati i vincitori del Premio internazionale di Vinitaly 2022, il riconoscimento che dal
1996 iscrive nell’albo d’oro del Salone dei vini e distillati, aziende o professionisti
che si sono distinti per il loro impegno vitivinicolo ed enologico. Per la categoria Italia, il Premio è stato attribuito, nel corso del gala dinner della manifestazione, all’azienda Pio Cesare, fondata nel 1881.
Secondo la motivazione del premio, l’azienda ha saputo coniugare in modo mirabile le nuove tecnologie all’ambiente e alla tradizione. Poggiata sulle millenarie mura romane della città di Alba, la Pio Cesare con i suoi 75 ettari di vigneti di
proprietà, ottiene le uve da cui nascono vini d’eccellenza che da decenni sono tra i migliori
ambasciatori del made in Italy in tutto il mondo.

Assegnata, a Tom Matthews la sezione internazionale del Premio. La sua carriera inizia con gli studi in Scienze Politiche, Letteratura e Scrittura; galeotta fu però una vendemmia in
Francia, durante la quale sviluppò interesse per la realtà vitivinicola che lo ha indirizzato al mondo del vino. Nel 1988, approda a Wine Spectator e si distingue sotto la guida di Marvin Shanken. Vive dall’interno
l’ascesa della rivista e, in
qualità di Executive Editor, dirige il team che consacra Wine Spectator ai più alti standard in diversi ambiti,
compresi quelli delle degustazioni alla cieca, quelli del giornalismo di settore e di etica. Il premiato ha creduto nel progetto di OperaWine fin dal suo nascere, nel 2015. Grazie alla collaborazione tra Veronafiere, Vinitaly
e Wine Spectator, OperaWine consente di mettere sotto i
riflettori i più validi produttori di vino italiani, contribuendo al loro posizionamento nel mondo.
Durante la serata, è stata proclamata inoltre la Wine Communicator of the Year dell’International Wine & Spirit Competition (IWSC). Si tratta di Sarah Heller, Master Of Wine
dell’Asia Pacifica. Esperta di vino, visual artist e conduttrice televisiva, la Heller dal 2018 collabora con la Vinitaly International Academy.

L’inflazione galoppa, anche negli Stati Uniti, e il vino italiano
rischia di fermare la propria corsa nel primo mercato al mondo. È quanto previsto dagli operatori del mercato enologico statunitense intervistati nell’indagine Iwsr/Wine intelligence presentata dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly. Secondo il trade statunitense, la congiuntura produrrà danni importanti alle importazioni di vino. Altro campanello
di allarme arriva dalla migrazione verso diverse bevande da parte dei consumatori giovani, in particolare dai maggiorenni
della Generazione Z e dai Millennials. Secondo l’Osservatorio Unione italiana vini e Vinitaly, l’88% dei rispondenti
prevede infatti una possibile riduzione dei consumi tradizionali di vino nelle fasce interessate. Tra i drink sostitutivi, in
testa, i Ready to drink (bevande pronte al consumo soprattutto a base di vodka o rum), i cocktail, i vini con basso contenuto di alcol e gli hard seltzer (drink frizzanti lievemente alcolici e aromatizzati), mentre la birra è
ferma al 40% delle opzioni;

spostiamo il punto di osservazione: sono diverse le motivazioni che spingono a consumare il vino, al primo posto il lifestyle,
seguito dal benessere. Il vino come simbolo identitario che, a giudizio del mercato, sarebbe apprezzato di
più se accompagnato dal marchio di sostenibilità.

“Il vino italiano, i suoi
produttori e i suoi strumenti di promozione e marketing

– ha detto il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – hanno il dovere di prevedere le mosse di un mercato che si
preannuncia sempre più fluido. E agire di conseguenza”.

Per gli Usa la ripresa dalla crisi pandemica è stata sin qui più vigorosa e immediata rispetto all’uscita dalla crisi dei subprime: due anni buoni per ritornare ai valori pre-bolla (non ho scritto bollicine, ho scritto pre-bolla, non confondiamoci) con
innesco del fenomeno conosciuto come premiumization. L’Italia ha giocato un ruolo centrale. A fine 2021
le vendite nel canale off-premise (grocery store, liquor shop) sono lievitate del 23% rispetto al 2019 per un
totale di circa 2 miliardi di dollari. Nel dettaglio, le performance italiane nel biennio sono di crescita sia sul lato vini fermi
(+18%, con +24% per i rossi), sia, e in maniera strabordante, sul lato spumante (32%), con il solo Prosecco attestato a
valore +44%.
Tra i prodotti bandiera, oltre al Prosecco (22% del totale mercato sparkling, con 520 milioni di dollari), il Chianti Classico (115 milioni di dollari) rappresenta mediamente il 16% delle vendite di vini rossi italiani, con punte del 30% a
New York, mentre il valore generato dal Pinot grigio (554 milioni di dollari) lo rende quasi monopolista ovunque, con il totale sulle vendite italiane di vini bianchi al 77% e punte superiori all’80% in Florida e New York.

Nel quartiere espositivo sold out, molte le novità:

Micro Size, Mega Quality, la sezione riservata alle produzioni di nicchia a tiratura limitata e di altissima qualità,
Organic Hall, che ha implementato l’offerta di Vinitaly Bio e Mixology, sezione al suo debutto con un proprio format.

Boom di visitatori per il padiglione della Campania, espressione di una filiera vitivinicola vivace ed originale. L’impegno del presidente De Luca testimonia il grande sforzo della Regione per rilanciare il settore, valorizzare i percorsi enoturistici e promuovere i vini della mia leggendaria terra che incanta come una sirena (la Campania del vino è stata protagonista con oltre 220 cantine, tra tutte segnalo con piacere la Cantina Scala, una storia familiare che cresce e si rinnova senza dimenticare le proprie radici).

A Vinitaly è stato dato spazio anche agli espositori esteri nell’International Wine Hall, il padiglione riservato alle produzioni
internazionali.


I wine lovers hanno partecipato al fuori-salone Vinitaly and the City (era in calendario fino all’11 aprile) con un
palinsesto di eventi, spettacoli e degustazioni nelle vie e nelle piazze del centro storico di Verona.

Il comparto vino vede l’Italia come maggior produttore al mondo;

il settore dovrà rinnovarsi in termini di posizionamento, marketing, comunicazione ma anche di prodotto. È una sfida, una delle tante, che l’Italia dovrà
gestire. Abbiamo perso due edizioni, con questa si torna alla normalità, anche se in un momento non facile: il Covid è ancora presente e c’è una guerra in corso in Ucraina.
Nonostante tutto, pandemia, crisi economica e sociale, e persino la guerra, Veronafiere ha riacceso i motori e si è mostrata più forte di sempre.

Vinitaly 2022: the highlights.

(Guarda video)

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Milan you make me feel… insecure

I lanci di agenzia sulla guerra in Ucraina sono sconcertanti. Dopo un mese, non si vede la luce. C’è un Signore che presto o tardi dovrà farsi carico del suo “rito di auto-epurazione collettivo”, un Signore che mobilita l’odio per estirpare quello che a suo dire è un tradimento, un Signore che prova, purtroppo spesso riuscendoci, ad inculcare il suo alto pensiero nelle menti della popolazione russa, mistificando la realtà, alterando le percezioni, inventando storie (i media indipendenti sono stati banditi, gli influencer vengono assunti dalla propaganda, gli occidentali sono definiti “ipocriti bugiardi”) pur di giustificare le folli azioni che compie. Quel Signore non è la Russia, le sue scelte non sono, non sempre almeno, le scelte di tutti i cittadini, alcuni provano a ribellarsi, ad esprimere un’opinione non conforme a quella suggerita, discostandosi dalle istruzioni, rischiando licenziamenti, azioni penali (fino a 15 anni di reclusione) quando non vengono avvelenati o fatti sparire, prima. Un mese scrivevo, è trascorso dall’inizio di quella che – nella mente di questo feroce Signore – sarebbe stata un’azione militare speciale di denazificazione, un’operazione lampo (guerra incubo, in realtà, per molti degli stessi soldati russi, mandati al massacro senza rifornimenti). Le sirene d’allarme antiaeree risuonano ogni notte in una terra assediata e martoriata, le forze armate di Kiev, gli ucraini tutti, seppur stanchi, resistono eroicamente con rimarchevole dignità ai ripetuti attacchi, ai missili ipersonici che piovono dal cielo. Beni per oltre 800 milioni di euro sono stati congelati agli oligarchi russi, Abramovich (avvelenato anche lui?) agisce come operatore di pace per portare avanti le trattative, intanto, la Cina 5 giorni fa all’ONU si è schierata con la Russia.

I prezzi di mais, fertilizzanti alimentari, soia ed olio di semi segnano nuovi record: il grano nell’ultimo mese ha avuto un rialzo su base annua del 53%.

In Europa ci si impegna per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico (l’UE dipende dalla Russia per circa il 40% del suo fabbisogno di gas), pare ci sia un accordo Usa – Ue per la compravendita di gas (comunque troppo caro e troppo poco). Su determinate situazioni non è consentito tacere, questo è un conflitto che si combatte anche sul terreno dell’informazione; davanti ad un dittatore omicida non si può restare in silenzio.

Numerosi mercenari assoldati, missili lanciati contro le abitazioni,

atrocità ai danni dei civili, usati come scudi umani; l’emblematica lettera Z, simbolo delle truppe russe, domina su magliette, carri armati e decorazioni: in qualche modo, ricorda la svastica. Nessun passo indietro nonostante l’ombra di un default, da parte della Russia; bombardati centri sportivi, asili, la scuola, il teatro, un aeroporto, punti nevralgici di cultura ed educazione, sventrati centri commerciali, ospedali, musei, spari contro le manifestazioni pacifiche, corridoi umanitari non rispettati, negoziati tra delegazioni che non trovano un punto d’incontro (qualsiasi accordo sarà sottoposto agli ucraini con un referendum, assicura Zelensky), ci sono alcuni spiragli, ma ancora niente di concreto… come si fa a ragionare con chi è fuori di testa? Sicurezza globale minacciata, spettro del nucleare utilizzato per terrorizzare, atti irresponsabili intorno a Chernobyl, con conseguenti rischi di contaminazioni radioattive per l’intera Europa; stupri e violenze ai danni di donne ucraine (sole, in quanto i loro uomini sono impegnati al fronte) da parte di soldati russi, bambini uccisi mostrando nessun rispetto per la vita, Mariupol è polverizzata (oltre 5000 i morti), migliaia di ucraini deportati in città depresse della Russia – che non potranno lasciare per almeno due anni – non prima di essere passati in campi di filtraggio, dove i militari ispezionano telefoni e documenti. Quali saranno le evoluzioni sullo scacchiere internazionale? Non è dato saperlo per ora. Intanto, Anonymous, il collettivo hacker, dopo aver dichiarato cyber war a Mosca, ha reso pubblici 28 gigabyte di informazioni finanziarie riservate del governo russo.

Una volta mi è capitato di incontrare, su uno yacht, alle Baleari, quel Signore, avrei tanto da raccontare, non lo farò, non oggi, non qui.

Oggi, qui, mi preme altro.

Ho urgenza di parlare di una guerra differente, una guerra che sta diventando sempre più pericolosa dentro casa, in diverse città del nostro Paese, inclusa Milano, la City, la locomotiva d’Italia. Nel capoluogo lombardo monta la paura, hai voglia a levare in alto i cuori, sursum corda

non sto parlando delle speculazioni sulla benzina, dalle accise al trasporto. Parlo di delinquenza. Parlo di violenza.

Vi racconto.

Appena iniziata la primavera, qualche giorno fa, avevo diversi appuntamenti e ho deciso di prendere il treno 11 (N.D.A: le gambe, copyright Fatí). Niente bici, niente conducente Uber che mi scorrazza in Tesla lucida e nera ad un prezzo fisso e concordato, niente pattini (li ho tirati fuori e ho deciso di riutilizzarli). Solo il treno 11. Fino a qui, tutto bene.

Il benessere è durato poco. Per diverse ore, in pieno centro, un altro Signore, arabo credo, ha deciso di seguirmi, fare catcalling, rivolgermi parole ambigue nella sua lingua – che non sono riuscita a comprendere, così come il contenuto delle frasi che, sceso dalla sua auto, ad ogni incocio, ad ogni semaforo – mi ripeteva. All’inizio non ho dato peso alla cosa, sono abituata a ricevere apprezzamenti quando vado in giro, non è edificante, ma c’è una differenza tra apprezzamenti e molestie.

Dopo un paio d’ore dall’inizio di quella mattinata, ho iniziato a temere.

Lo smartphone era tra le mie mani, pronta a schiacciare il tasto d’allarme, non avevo lo spray al peperoncino, fedele compagno delle serate nelle quali rientro a tarda sera, pensavo non servisse portarlo, era mattina… sono stata tratta in salvo dal direttore di un supermercato al quale ho chiesto aiuto, non c’era tempo di aspettare intervenissero le forze dell’ordine, ero pallida come un lenzuolo e tremavo, lui ha visto solo una parte di quello che ora narro, e gli è  bastato, ha fotografato la targa dell’auto, lo ha affrontato, dopo avermi messo in salvo, e quel brutto ceffo finalmente si è dileguato.

Altra scena, parco Motta, stesso teatro: Milano, un paio di settimane fa, un ragazzino di 16 anni passeggia con una compagna, i componenti di una baby gang (si muovono in gruppi di 10/15)

gli scippano la catenina, prova a reagire, lo accoltellano. Risultato: il ragazzo ha un polmone perforato.

Ancora, nelle prime ore del pomeriggio, una decina di giorni or sono, viene rubato il telefono ad un senzatetto che staziona a Piazza Cinque Giornate, di nuovo Milano, di nuovo zone centrali, di nuovo giovanissimi gli artefici del colpo; altri ragazzi vedono la scena, provano ad inseguire i coetanei allo sbando (quelli che si sentono warriors, guerrieri metropolitani) per recuperare il device del clochard, finiscono per essere minacciati con colli di bottiglie.

Potrei andare avanti.

Purtroppo.

Credo però il punto della questione sia chiaro.

A Milano, nel frattempo, si continua a fatturare.

Sarà che io, le fatture non le ho mai sapute fare ma a questa storia dei criminali, più o meno baby, davvero, non ci posso pensare.

Sindaco, ci pensa lei allora?

Certo i fondi non bastano per potenziare i controlli, ribatterà, ma la situazione è al limite.

T’hee capi?

La vita si restringe o si espande in proporzione al nostro coraggio.

Un ultimo appunto, per quel Signore russo, per quello arabo e per le baby gang: il cuore è quell’organo che batte a sinistra.

Umberto Saba docet.

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Pasolini: una lettura multidimensionale

Una lettura che abbraccia la sfera poetica e quella artistica, la narrazione personale e quella collettiva, mettendo al centro uno dei più influenti protagonisti della storia del ‘900, Pier Paolo Pasolini. Nell’anno in cui si celebra il centenario della sua nascita, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
omaggia l’artista attraverso iniziative e progetti diffusi in tutto il mondo: sul web dal portale italiana, che ospita il progetto video Pasolini undici#ventidue (11 luoghi della poesia e del mito di Pier Paolo Pasolini a Casarsa #11 poeti giovani in ascolto del mito e della poesia dei loro luoghi), e all’estero grazie alle mostre diffuse dagli Istituti Italiani di Cultura, a partire da La lunga strada di sabbia.

Il primo, Pasolini undici#ventidue, consiste in una serie di undici video e relativi trailer, appositamente realizzati per la Farnesina e la sua rete diplomatica dalla Fondazione Pordenonelegge.it – che collabora alla direzione artistica del Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia – pensati per comporre una microstoria poetica di Pasolini e, allo stesso tempo, offrire una panoramica di undici significative voci della poesia italiana da valorizzare e promuovere. Disponibili sul canale Vimeo di italiana con sottotitoli in italiano, inglese e francese, gli episodi seguono una struttura speculare componendosi di due parti, una incentrata sul giovane Pasolini e l’altra dedicata agli undici poeti che ci guidano alla scoperta dei luoghi che maggiormente hanno influito nella definizione della loro poetica: un contrappunto che vede per ogni video due protagonisti, Pasolini e il poeta di volta in volta coinvolto, arrivando così alla cifra simbolo di 22 cui il titolo fa riferimento.

Il secondo, La lunga strada di sabbia, è la mostra fotografica – curata da Silvia Di Paolo e prodotta dalla Fondazione Sozzani con il patrocinio del Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa – che nasce come reportage realizzato nel 1959 da Pier Paolo Pasolini e da Paolo Di Paolo, pubblicato sulla rivista “Successo”. Con l’intento di raccontare l’Italia del nuovo miracolo economico attraverso le vacanze estive degli italiani, il reportage porta i due a percorrere in piena estate la costa del nostro Paese da Ventimiglia a Trieste, in un sodalizio che appare complesso: se Pasolini racconta nostalgicamente nei suoi scritti di un’Italia perduta, Di Paolo nelle sue fotografie cerca quella del futuro, e racconta la strada faticosa verso il benessere. 101 foto e materiali d’archivio permettono di rivivere quel viaggio che, a sua volta, toccherà diverse città nel mondo grazie a un accordo con la Fondazione Archivio Paolo Di Paolo e in collaborazione con gli Istituti Italiani di Cultura. La prima tappa è a Lisbona, dove la mostra inaugurerà giovedì 24 marzo.

Questi sono solo alcuni dei tasselli che costituiscono il mosaico pasoliniano del Ministero degli Affari Esteri, cui si aggiunge la mostra collettiva fotografica e di video arte “Pasolini: ipotesi di raffigurazione”, curata da Marco Delogu con la collaborazione di Andrea Cortellessa e Silvia De Laude che, dopo il suo esordio all’EUR Photo Project di Roma, viene messa a disposizione della rete diplomatico-consolare e degli Istituti Italiani di Cultura all’estero. Allo stesso modo, nella rete degli uffici italiani all’estero circolerà l’esposizione “Intervista a Pasolini” di Davide Toffolo, composta da un’ampia raccolta di tavole originali tratte dall’omonimo volume a fumetti, la cui più recente edizione è in distribuzione nelle edicole italiane proprio in occasione dell’anniversario pasoliniano.

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8 Marzo 2022

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Il pessimista narcisista

Oggi si è svolta a Milano la conferenza stampa di presentazione de:

IL PESSIMISTA NARCISISTA o IL NARCISISTA PESSIMISTA“, opera di Francesco Vezzoli, installata nel mezzanino dello Scalone d’Onore della Triennale  dove resterà fino al 4 aprile 2022.

Sono intervenuti: 

Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano; Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano; Sara Goldschmied, membro del CdA di Triennale Milano; Carla Morogallo, Direttore operativo di Triennale Milano; Fedez, artista e imprenditore; Francesco Vezzoli,

artista; Raphaelle Blanga, Senior Director, Head of Department, Contemporary Art di Sotheby’s Italia; Antonia Madella Noja, Segretario Generale della Fondazione TOGETHER TO GO (TOG).

L’opera è un doppio ritratto di Fedez 

realizzato in marmo bardiglio e in statuario Michelangelo. Tutto è nato da un incontro tra arte e musica, da un confronto tra Vezzoli e Fedez: Vezzoli si è fatto interprete di alcune tematiche del nuovo album del cantante, Disumano, di cui l’opera stessa è diventata la cover, con uno scatto del fotografo Delfino Sisto Legnani.

Il 4 aprile 2022 l’opera sarà messa all’asta, in collaborazione con Sotheby’s Italia. I proventi saranno devoluti alla Fondazione TOGETHER TO GO (TOG), insieme a parte del ricavato dell’album di Fedez, per la costruzione della nuova sede di via Livigno a Milano. TOG è una Onlus nata alla fine del 2011, ha dato vita a un centro di eccellenza, con una specializzazione di alta levatura nella riabilitazione dei bambini affetti da patologie neurologiche complesse, in particolare paralisi cerebrali infantile e sindromi genetiche con ritardo mentale.

Afferma Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano: “Quando Francesco Vezzoli e Fedez ci hanno contattato per coinvolgerci in questo progetto abbiamo aderito subito con entusiasmo. Siamo felici di poter esporre la nuova scultura di uno dei grandi artisti della contemporaneità – che dialogherà con l’architettura del Palazzo dell’Arte – e di poter contribuire al progetto di charity promosso da Fedez in favore della fondazione multidisciplinare TOG, una eccellenza di cui seguiamo con grande attenzione l’impegno per la riabilitazione di bambini colpiti da patologie neurologiche complesse”.

Nella doppia scultura convergono e si fondono due filoni di ricerca esplorati negli anni dall’artista: la riflessione sulla statuaria classica e barocca – e sulla sua stringente attualità nel presente – e lo studio delle dinamiche legate allo star system, al culto della celebrità, al narcisismo.

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Inside, outside, all around. Naples: a huge treasure

C’è un tesoro nascosto sotto i piedi e sopra la testa dei visitatori del MANN. Sono i duecentosettantamila reperti conservati nei depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Un patrimonio ineguagliato in Italia per quantità e qualità, raccolto lungo gli oltre duecento anni di storia dell’istituzione partenopea, non esposto al pubblico ma già protagonista di prestiti a musei in tutto il mondo. Una parte di questo tesoro è protagonista di Sing Sing. Il corpo di Pompei, la mostra fotografica di Lugi Spina, che ricostruisce

– attraverso un’esplorazione della collezione conservata nei sottotetti del museo – la vita quotidiana delle città vesuviane fino all’eruzione del 79 d.C. Il primo passo di un percorso più lungo, che punta alla valorizzazione e condivisione – fisica e digitale – dei depositi.

«Sing Sing è il nome con cui il direttore Giuseppe Maggi battezzò negli anni Settanta i sottotetti del museo, sottolineandone la somiglianza con il famoso carcere americano», racconta il direttore del MANN Paolo Giulierini. «Ancora oggi sembrano davvero gli ambienti di una prigione, con lunghi corridoi e cellette chiuse da grate di metallo. Dentro però non ci sono criminali, ma decine di migliaia di oggetti provenienti dagli scavi di Pompei ed Ercolano. E molti altri sono conservati nei depositi del museo. Abbiamo iniziato a “liberare” quei reperti. A renderli visibili al pubblico».

La mostra di Luigi Spina, accompagnata dall’omonimo volume edito da 5 Continents Edition, presentata dal fotografo, dal direttore Paolo Giulierini, dal fondatore di 5 Continents Edition Eric Ghysels e dal regista e autore di Rai Radio 3 Diego Marras, è composta da 46 immagini in bianco e nero, in dimensioni 50x60cm, e la sua storia procede su due binari paralleli: uno è quello di Pompei ed Ercolano, raccontate attraverso gli oggetti utilizzati dai loro abitanti; l’altro è quello del progetto artistico stesso, un viaggio durato molti anni.

«È iniziato nel 2010 ed è stato condotto attraverso tante visite al MANN», racconta Luigi Spina. «Sing Sing è un luogo magico. La prima cosa che ti colpisce è il silenzio assordante: lassù senti solo il canto dei gabbiani. Poi vieni avvolto dalla densità degli oggetti: candelabri, vasellami, piatti, brocche. Quando si pensa a Pompei ed Ercolano, di solito ci si concentra sui capolavori, le ville, i mosaici, ci si dimentica del corpo della città: quegli strumenti che venivano utilizzati ogni giorno, in un modo che non è poi così diverso da quello con cui oggi usiamo i nostri. Ho voluto recuperare proprio quel corpo, ridare umanità ai reperti, restituirli alla dimensione originale. Per questo la mostra si chiama Il corpo di Pompei».

La tecnica adottata da Spina è una versione fotografica della «anastilosi», con cui gli archeologi ricompongono le antiche strutture del passato con i pezzi originali, cercando di collocarli nella posizione esatta. «Nel mio caso, questo ha voluto dire rimettere gli oggetti su un tavolo, riprodurne la funzione quotidiana», spiega il fotografo campano, che racconta come nel lungo percorso di esplorazione di Sing Sing non siano mancate le sorprese. Per esempio, i pezzi di pane carbonizzato rinvenuti in alcune cassette archeologiche. «Il panettiere doveva averlo cotto nel suo forno la notte prima dell’eruzione, ma nessuno ha mai potuto consumarlo. Quelle forme conservano il desiderio della vita».

Gli scatti di Sing Sing – Il corpo di Pompei saranno esposti nella sala che raccoglie i bronzi provenienti dalla Villa dei Papiri di Ercolano: un abbinamento «vesuviano» quasi naturale, che crea un ulteriore dialogo tra la collezione pubblica e quella dei depositi.

«La peculiarità dei trentamila reperti conservati a Sing Sing, ma anche di quelli contenuti negli altri depositi del museo, è che non si tratta di materiale di seconda o terza fascia», spiega Paolo Giulierini. «Molti oggetti sono di altissimo valore: provengono dalla dismissione delle vecchie sale espositive e già oggi alimentano prestigiose mostre in Italia e all’estero. Statisticamente, dal MANN proviene il 75 per cento dei prestiti archeologici del Ministero della Cultura».

Il corpo di Pompei – si svilupperà in diversi modi, tempi e direzioni. «Siamo stati tra i primi a sostenere la campagna “100 opere tornano a casa” voluta dal Ministro della Cultura Dario Franceschini, che prevede prestiti di lunga durata ai musei più piccoli di opere conservate nei depositi», dice Paolo Giulierini. «Abbiamo anche avviato diversi progetti di digitalizzazione, sia in 2D che in 3D. Entro la metà del 2022 puntiamo ad organizzare le prime visite fisiche dei depositi e a presentare una nuova piattaforma digitale che offra agli utenti di tutto il mondo la possibilità di scoprire questo patrimonio».

La mostra Sing Sing. Il corpo di Pompei di Luigi Spina si svolgerà fino al 30 giugno nella Villa dei Papiri del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Il volume che accompagna la mostra, edito da 5 Continents Editions, è corredato dai testi di Paolo Giulierini, João Vilela Gerardo, Davide Vargas e Luigi Spina.

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Non è un paese per allergici

Probabilmente, come mia abitudine, sto esagerando.

Se con voi sarò specifica, le mie parole non sfuggiranno, all’ostinazione dei fatti.

Allarme spoiler: credo nella ricerca, nella scienza, nel lavoro della comunità scientifica, nel vaccino, MA sono un soggetto (questo è certo) allergico.

Sono allergica, non sono no vax e neppure ni vax. Gli unici complotti ai quali presto credito, inoltre, sono quelli nella mia testa.

Ho parlato con il medico di base (lui sa, che sono corsa in ospedale più volte, con ponfi e nodo in gola, dopo aver massaggiato sul petto un comune unguento contro il raffreddore, dopo aver assunto un farmaco da banco, e addirittura, dopo aver bevuto una camomilla): mi ha suggerito di discutere del problema in hub.

Quando mi sono recata alla Fabbrica  del Vapore a Milano, in estate, con l’intenzione – alcuni consigli vanno seguiti – di esporre la mia situazione a chi di dovere, c’è stato un think tank sul mio caso. Diversi i medici presenti, tra questi una donna, anestesista (la sua missione: provare a tranquillizzarmi) insieme a lei, altri 5 dottori con pareri discordanti sul da farsi. C’era chi diceva di iniettare il vaccino Pfizer con accesso venoso e di tenermi in osservazione un paio d’ore, chi consigliava di fare una visita prima, per capire davvero il mio stato. Non mi hanno messo – spiace scriverlo – in condizione di risolvere il problema;

comprendo la stanchezza di chi, insieme ai malati, combatte da 2 anni, eppure, non posso esimermi dal sognare una realtà alternativa ed ideale, una realtà nella quale, un responsabile avrebbe provveduto a fissare un appuntamento con un allergologo, in tempi brevi. Mi è stato dato in compenso, un foglio che recita così:

“La signora preferisce tornare in seguito a visita allergologica”. Strana questa signora.

Facciamo un passo indietro: il vaccino è un farmaco che stimola il sistema immunitario a produrre anticorpi, deputati a combattere i microrganismi causa di malattia; l’etimologia della parola risale all’aggettivo latino vaccinus: da vacca (il vaiolo delle vacche) che ha permesso di debellare la patologia: il pus ricavato dalle pustole del vaiolo bovino, era impiegato per praticare l’immunizzazione contro il vaiolo umano.

Torniamo al 2022.

Ricorrere alla vaccinazione è utile, necessario.

Ad oggi circa 6 milioni di italiani resistono alla vaccinazione. Non siamo tutti uguali, lo accennavo, tra noi spiccano no vax convinti e scettici, una menzione speciale va agli “svalvolati”, infine troviamo  quello che potrebbe essere il mio sottogruppo: gli inadatti a vaccinarsi.

Tempo fa sono stata in centro con uno dei miei nipoti. Quando possiamo ritagliamo degli spazi per raccontarci “come ci sta guardando” la vita.

“Zia andiamo a pranzo appena puoi, prima del 6 dicembre, perché poi, tu sarai di nuovo in lockdown?”. Aveva scritto. Come tutti i miei familiari è vaccinato e preoccupato per me.

Sono intollerante a diversi principi ed eccipienti contenuti in molti farmaci. Il primo allergologo che incontrai, a Roma, anni fa, mi consigliò di stare il più possibile lontana dalle medicine, considerato quanto sappia essere esigente e selettivo il mio organismo. Cosi ho fatto. Da allora. Ogni volta che sto male fisicamente provo a resistere, cerco di non assumere farmaci, perché ho paura e ho ancora troppe voci da spuntare sulla lista del “TO DO”.

L’incontro con lo specialista sarà a fine gennaio, non ho potuto prenotarne prima uno privato, in quanto il tipo di visita necessaria a capire se io possa fare il vaccino anti Covid-19, è specifica: mi è stato detto che quella fatta da un allergologo in privato, non è quella della quale ho bisogno, non accerterebbe se io possa lasciarmi somministrare questo benedetto – è il caso di dirlo – preparato.

Nel frattempo, è iniziato il mio lockdown, come diceva mio nipote, prima, ho trascorso qualche giorno al mare; rientrata in città, non mi manca il club sportivo, pedalo sulle ciclabili che costeggiano i parchi di Milano, macino km a piedi, e pratico yoga a casa. Sento la mancanza di alcuni eventi, ma trovo rifugio nel web. In rete c’è cultura, informazione e diversi film che mi son ripromessa di vedere/rivedere. Ho iniziato a ordinare appunti e idee per un nuovo libro. Ho ripreso a scrivere d’amore. Per ora.

Che volete farci, ognuno ha le sue: fisse, corde, priorità.

A proposito di priorità,

ho rifornito la dispensa di caffè e lievito, ovvio; le uova, non aspettano altro che unirsi a questo, al latte, allo zucchero, alla farina, al burro, alla vaniglia pura dell’isola di Mauritius, in un trionfo di sapori che darà vita ad un dolce tipico della magica isola.

Sono single, vivo sola ed ho una libreria zeppa di volumi: vivo sola, ma non mi sentirò, sola, dunque.

Piutost che nient, l’è mei piutost, aspettando il verdetto alla fine mese, quando saprò se la mia vita sociale potrà riprendere a pieno ritmo, con un vaccino o con un’esenzione, perché, come indicava Honoré de Balzac: “La solitudine è bella, ma abbiamo bisogno di qualcuno a cui dire che la solitudine è bella”.

Quasi dimenticavo, sereno anno a tutti.

 

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Arte: strumento di utilità pubblica

Somsed Temporary Cultural Center

Thailand Biennale Korat 2021, a cura di Yuko Hasegawa

Riattivare spazi abbandonati o dimenticati, lavorando con la collettività, lontano dalle tendenze del mercato e del momento. Proporre un’arte realmente pubblica, che si concretizza in azioni e coinvolge a pieno titolo una comunità al di fuori del mondo degli addetti ai lavori. Portare a nuova vita luoghi sottovalutati, che sono sotto ai nostri occhi, ma spesso non sappiamo connotare, rigenerando il tessuto urbano con nuove pratiche sociali.


E’ su queste fondamenta che Giacomo Zaganelli, artista fiorentino, in occasione di Thailand Biennale Korat 2021, apre le porte di Somsed Temporary Cultural Center, progetto sostenuto dall’Italian Council, programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.


La parola tailandese Somsed, in italiano “tapiro”, si rifà al concetto di mescolanza, perché tradizionalmente si credeva che il tapiro fosse stato creato dagli scarti degli altri animali. 
Ed è in uno spazio appartenente alla municipalità di Korat, in disuso da decenni, un tempo luogo di Salute Pubblica, oggi abitato dalla vegetazione spontanea e dimenticato dagli abitanti, che Zaganelli darà il via a un processo di riattivazione costruito assieme alla comunità locale. Zaganelli, personaggio eclettico ed acrobata, ricopre al contempo le vesti di artista, curatore, ricercatore, operatore culturale, marketing manager. Somsed Temporary Cultural Center fa del concetto di “ibridazione” e “prendersi cura” i suoi cardini, trasformandosi in centro culturale aperto, spazio per mostre, workshop, presentazioni e rappresentazioni, proiezioni, concerti, performance, biblioteca. È così che un non luogo diventa, grazie all’arte, un luogo catalizzatore, in cui la molteplicità di linguaggi e la cultura della diversità va di pari passo con la cooperazione tra abitanti e istituzioni locali per obiettivi comuni.

In questo senso il genius loci e il patrimonio culturale riprendono vita grazie ad azioni “bottom-up” dalla forte valenza comunitaria.
Il padre dell’arte moderna tailandese era proprio un fiorentino, Corrado Feroci, ribattezzato dall’altra parte del mondo Silpa Bhirasri; cento anni fa giunse in Tailandia, divenne acclamato autore delle più importanti sculture pubbliche nazionali e fondò la prima Università d’Arte (la Silpakorn University a Bangkok).
L’ispirazione dal connazionale attraversa tutto il progetto di Zaganelli, con l’auspicio che Somsed contribuisca in maniera significativa a costruire nuove modalità di espressione artistica e culturale.

Giacomo Zaganelli vive e lavora tra Firenze e Berlino. E’ artista, curatore e attivatore di progetti rivolti alla collettività. Negli ultimi quindici anni ha promosso e creato numerosi progetti e attività in Italia, Europa e Asia.
Nel 2005 ha fondato a Firenze: esibisco., un collettivo formato da quaranta persone che ha diretto e coordinato per dieci anni, con il quale realizza svariati progetti di riappropriazione degli spazi coinvolgendo centinaia tra cittadini, studenti universitari e professionisti della cultura.
Tre anni dopo, sempre a Firenze, stravolge il paesaggio urbano con l’installazione monumentale Non a Tutti Piace L’Erba, realizzando a venticinque anni e in maniera completamente autonoma un prato temporaneo di duemila metri quadri per la città.
Nel 2010 lancia il progetto La Mappa dell’Abbandono (tutt’ora in progress), una ricerca sul tema del patrimonio dismesso, nata con l’obiettivo di sensibilizzare cittadini e amministrazioni in merito al potenziale offerto dagli immobili vacanti. Nel corso degli anni il progetto viene visualizzato online più di mezzo milione di volte, l’autore viene invitato a Roma in Senato a presentare la sua ricerca, la quale ha dato origine a un’omonima indagine conoscitiva a livello nazionale, i cui risultati sono stati tradotti in un disegno di legge sul tema degli spazi dismessi presentato a fine 2019, che porta lo stesso nome del progetto: La Mappa dell’Abbandono.
Dal 2015 lavora con continuità a Taiwan e in Giappone. Tra i suoi recenti progetti: le esposizioni personali Grand Tourismo alle Gallerie degli Uffizi (2018/2019), che ha contato 2.624.343 visitatori aggiudicandosi il podio mondiale di mostra più visitata dell’anno, e Superficially, al Museum of Contemporary Art Taipei (2018); la partecipazione alla Setouchi Triennale in Giappone e al Grand Tour d’Italie, promosso dal Mibac, nel 2019.
Nel 2020, il progetto per la sua partecipazione alla Thailand Biennale Korat 2021 ha vinto la nona edizione dell’Italian Council.
Nel 2021, oltre ai progetti con il MARCA Catanzaro e Villa Romana di Firenze, partecipa alla Thailand Biennale, diretta da Yuko Hasegawa, direttrice del 21st Century Museum of Contemporary Art di Kanazawa in Giappone. Nel 2021 ha ottenuto un grant nella decima edizione dell’Italian Council per un progetto di ricerca intitolato “L’artista per la collettività”.

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Rigenerazione urbana: soluzioni e contesti

Torna Meet the Media Guru Around Mobility: MEET (il centro di cultura digitale nato a Milano nel 2018 con il supporto di Fondazione Cariplo, uno spazio fisico e virtuale di produzione di eventi, mostre, masterclass e digital experience, il cui obiettivo è disseminare conoscenza e consapevolezza sul digitale, come linguaggio e paradigma del nostro tempo, che va oltre le tecnologie) ospita Vittorio Loreto, Direttore dei Sony Computer Science Laboratories di Parigi.

L’intervento, Scenari ipotetici per la rigenerazione urbana, affronterà il dibattito sul futuro delle città moderne.

La pandemia ha spinto molti abitanti fuori dalle città in favore di aree più sicure e meno affollate e ha posto una vera sfida alle autorità: in termini di pianificazione urbana e di decisioni politiche.

È necessario ripensare alle città trovando nuovi strumenti che permettano una previsione realistica di come un cambiamento nelle condizioni attuali influenzerà e modificherà lo scenario futuro. Sarà presentata la piattaforma “What-if“: fornisce agli utenti strumenti per valutare lo stato delle aree urbane e interurbane e concepire nuove soluzioni e nuovi contesti.

L’incontro sarà un’occasione per portare al MEET l’installazione KreyonCityesperienza immersiva e interattiva che consente agli utenti di giocare esplorando le varie possibilità, concernenti questioni come l’occupazione, la mobilità, l’istruzione e la qualità della vita in senso più generale.

Si potrà interagire con una città fatta di mattoncini Lego in cui colori diversi corrispondono a blocchi funzionali differenti (abitazioni, lavori, servizi, ecc.).

La sfida è quella di disegnare possibili soluzioni per risolvere questioni aperte, le azioni dei giocatori comportano conseguenze sulla città e li aiutano a comprenderne il funzionamento.

Quando: giovedì, 02 dic 2021, 18:30

Dove: MEET Digital Culture Center, Viale Vittorio Veneto 2, Milano.

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Grazie!

https://milano.repubblica.it/cronaca/2021/10/27/news/il_cervello_bacato_quel_misterioso_e_microbiotico_legame_tra_cibo_e_serenita_-323970778/?__vfz=medium%3Dsharebar

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Your are getting distracted. Again. FOCUS.

Il primo focus online della rassegna Around Reading.

Mercoledì 20 ottobre alle ore 18.30 ci sarà l’incontro online con lo scrittore Pierdomenico Baccalario e l’esperto di storytelling digitale Matteo Pozzi dello studio creativo We Are Müesli.

Si parlerà della lettura, dell’immaginazione e del gioco; si proverà a dare consigli, ad essere di ispirazione per bibliotecari, docenti e genitori, vogliosi di trasmettere ai ragazzi la passione della lettura in un mondo sempre più digitale.

L’incontro riprende i temi del MEET the Media Guru con MinaLima e si colloca all’interno del programma Around Reading che MEET organizza per Fondazione Cariplo.

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Patti per la lettura

Giovedì 16 settembre, i Patti per la lettura e le reti territoriali
saranno al centro di un convegno nella Città di Chiari.

Uno strumento prezioso per promuovere la lettura attraverso l’attivazione di sinergie e collaborazioni tra territori e Istituzioni: i Patti, promossi dal Centro per il libro e la lettura attraverso il progetto Città che legge, contribuiscono allo sviluppo sociale e culturale delle realtà che li sottoscrivono. 

Già protagonisti durante la presentazione del Manifesto programmatico nell’ambito di Taobuk – Taormina Book Festival 2021 – di Patti per la lettura e reti territoriali si discuterà anche a Chiari, nella cornice di Villa Mazzotti, durante un incontro che intende segnare un ulteriore tassello nel percorso di iniziative della prima città insignita del prestigioso riconoscimento di Capitale Italiana del Libro

Organizzato dal Comune di Chiari e dall’Associazione delle Istituzioni di Cultura Italiane (AICI), sotto gli auspici del Centro per il libro e la lettura, il convengo si propone come momento di aggiornamento e confronto sul sistema dei Patti e sulla capillarità tra presidi territoriali e istituti culturali locali;

vede la partecipazione di alcuni esperti invitati a riflettere sullo strumento di governance a partire dall’esperienza clarense e dalle sue virtuose relazioni.

Tra le più promettenti realtà territoriali della provincia di Brescia vi è senza dubbio quella della sponda gardonese, dove l’asse con il Vittoriale degli Italiani – casa/museo, progettata e realizzata cento anni fa come una sorta di libro da leggere “in pietre vive” – sarà oggetto di attenta disamina da parte del direttore del Centro per il libro e la lettura, Angelo Piero Cappello, ospite del panel:

“Realtà istituzionali come queste  – afferma – capaci, per la loro stessa natura e presenza sul territorio, di incidere in qualità e determinare innovazione nella promozione del libro e della lettura nei luoghi in cui operano, non possono non essere considerate come partner fondamentali nella costituzione delle reti locali per i Patti per la lettura. Occorre, anzi, che esse assumano rispetto ai Patti comunali e intercomunali la giusta collocazione di Istituzioni capaci di imprimere efficacia, al fianco delle istituzioni pubbliche locali, all’azione sinergica di tutti gli attori coinvolti, nella piena consapevolezza della loro imprescindibilità nella promozione della cultura, quindi del libro e della lettura”.

Una visione ampia per un obiettivo chiaro e puntuale: inserire le attività culturali e la valorizzazione della lettura al centro del dialogo con i luoghi e le principali istituzioni del territorio.

Accanto al Vittoriale, la Fondazione Morcelli Repossi, il Museo della Città e la Rassegna della Microeditoria, esempi di enti che, a Chiari come nel resto del nostro Paese, si adoperano in favore della fruizione libraria, e che trovano nei Patti per la lettura l’adeguata cornice in cui operare.  

Tra i partecipanti all’incontro, accolti dal sindaco di Chiari Massimo Vizzardi, dall’assessore alla Cultura Chiara Facchetti e dalla direttrice della Rassegna della Microeditoria Daniela Mena, il presidente del Centro per il libro e la lettura Marino SinibaldiValdo Spini (già parlamentare e ministro e ora presidente AICI), Marina Cattaneo (vicepresidente della Fondazione Anna Kuliscioff), Marta Inversini (direttrice della Fondazione Mondadori), Giordano Bruno Guerri (presidente del Vittoriale degli Italiani), Rosa Maiello (presidente Associazione Italiana Biblioteche), Stefano Parise (direttore del Sistema Bibliotecario milanese) e Annalisa Rossi (direttore soprintendenza archivistica e libraria della Lombardia).

Porteranno inoltre i propri saluti le onorevoli Flavia Piccoli Nardelli e Marina Berlinghieri, l’assessore alla Cultura della Regione Lombardia Stefano Bruno Galli, e i più alti dirigenti del Ministero della Cultura Paola Passarelli (Biblioteche), Annamaria Buzzi (Archivi) e Mario Turetta (Istituti Culturali).

Deal: ci si vede a Chiari.

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Good 4 u

Bentrovati.

Scopro con piacere che alcuni siti hanno THE BUGGY BRAIN in catalogo ma al momento non dispongono di copie (buon segno!).

In attesa che Amazon & Co. siano riforniti, vi ricordo che, grazie ad un contatto costante e diretto con l’editore, su questo blog il libro è sempre disponibile.

Mi auguro stiate trascorrendo un’estate serena, magari giocando a biliardino in compagnia del frinito delle cicale…

(Guarda video)

THE BUGGY BRAIN .mp4

Music: Good 4 u Olivia Rodrigo

Photo credits: @francescocaso_ _ _

https://www.ilsecoloxix.it/cultura-e-spettacoli/2021/06/15/news/l-asse-intestino-cervello-contiene-i-segreti-del-nostro-organismo-1.40392009

Libri consigliati

Interessante e ironico l’approccio di Just Mick:

https://youtube/XaUtkDpYtyo

THE BUGGY BRAIN

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THE BUGGY BRAIN

I’M NOT JUST A PRETTY FACE, I HAVE A BRAIN TOO.

THE BUGGY BRAIN

IL CERVELLO BACATO

“Devi essere fiera” mi diceva un’amica, parlando del libro appena edito.

Ho riflettuto sulla sua affermazione.

Non mi appartiene il sentirmi fiera/orgogliosa: la fierezza e l’orgoglio hanno in qualche modo a che fare con l’arroganza, con l’ego, parole che non mi piacciono.

Il percorso che ha condotto al libro ha attinenza, piuttosto, con l’essere audace, intrepida, con la

gioia: una strana felicità mi ha pervaso durante l’intero processo creativo.

Una felicità legata alla scoperta, allo studio, alla ricerca.

Tutto ha avuto inizio nel primo lockdown, un momento sconcertante ed inatteso, il silenzio, l’isolamento sociale: le lunghe giornate non erano vuote ma piene di risposte.

Pagine e pagine di appunti, numerose mail scambiate con le diverse figure coinvolte – in quella che ho considerato da subito una vera avventura.

Un’avventura è stata, infatti, non scrivere d’amore, come ho sempre fatto nei miei libri, ma del complesso rapporto tra cervello e microbiota;

grande attenzione è stata dedicata alla dieta, al ruolo che gioca nel prevenire e curare le malattie neurologiche: fondamentali, per raggiungere gli obiettivi prefissati, sono stati il contributo scientifico e i suggerimenti alimentari di due esperti, senza questi a pungolarmi, a nutrirmi di informazioni, ci sarebbe di certo voluto molto più tempo, per arrivare all’ambìto risultato.

Dopo oltre un anno di restrizioni, riflessioni, visioni fertili e parole, è disponibile – per chi vorrà – questa nuova, affascinante fatica letteraria.

È stato stimolante veder nascere e svilupparsi un’idea, farlo mi ha permesso di accrescere le nozioni che possedevo sulla materia. Ho scoperto e sono venuta a conoscenza di dati che mi erano estranei. Mi sono impegnata ad “essere un po’ meno la me che conoscevo e a lasciare spazio alla me che avrei potuto diventare”, ho lavorato per non impantanarmi nelle “sacche di racconti ombelicali, in questo tempo che è quello del narcisismo di massa; aprire la mente, darmi la chance e lo spazio per fiorire, cambiare; me ne è stata offerta l’opportunità (dalla locuzione Latina ob portum, verso il porto: si riferisce ad un vento favorevole che permette alle navi di entrare in sicurezza nel porto) non ho esitato a coglierla, in modo disciplinato, concentrato.

In questo mestiere non puoi perdere l’istante, non puoi accontentarti: è una questione di metodo; come il mettere in dubbio costantemente la pagina scritta.

La medicina non è un dogma.

L’ottimismo, la passione, il buonsenso e la prudenza, la fedeltà alla curiosità: sono stati compagni non trascurabili.

Mi auguro di aver onorato il senso della notizia, di essere stata intraprendente nel comunicare, e sufficientemente generosa nel trasmettere ciò che ho appreso, corretta e sobria nel farlo, apparendo il meno possibile, per dar voce ai fatti, e che la scienza e la narrazione abbiano camminato di pari passo;

che abbia avuto la capacità di coinvolgere con un contenuto, che ci sia con voi quello che i tecnici chiamano engagement, insomma.

Sono piena di gratitudine perché finalmente, il libro può entrare nelle vostre case, nel vostro cuore, nelle vostre mani e soprattutto, nel vostro cervello.

Un ringraziamento particolare va al Professore Pasquale Striano,

all’editore, J.Medical Books,

al paziente, ironico e puntuale grafico Manomatta,

al Dottore Paolo Mainardi (neuro-chimico, fautore dell’importanza dell’asse intestino-cervello nelle patologie neurologiche) e a Kolfarma.

Ringrazio Francesco B. per l’aiuto e i consigli in campo tecnologico.

Grazie a Gaia Luongo e a tutti coloro che hanno sostenuto il progetto rendendolo realtà.

È un sogno che si avvera sapere che, magari, questo lavoro, potrà essere d’aiuto a qualcuno.

In calce, i riferimenti per acquistare il volume.

#The Buggy Brain

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#J.Medical Books Edizioni

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#Dottoressa Gaia Luongo

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#La Cicala

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#in books we trust

#support THE BUGGY BRAIN!

Puoi ordinare la tua copia, è ora!

Edizione digitale (clicca qui – euro 8,64)

Versione cartacea (clicca qui – euro 25,00 + s.s.).

Mail di riferimento: thebuggybrainbook@gmail.com

Fino ad esaurimento scorte il volume sarà anche su Amazon, Ibs, Libreria Universitaria, Feltrinelli, Coop etc (in formato digitale il libro è disponibile in esclusiva su questo blog, altrove, lo troverete solo cartaceo).

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Il luogo dei sogni

Il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle

Il Comune di Capalbio rende omaggio all’opera di Niki de Saint Phalle con una mostra curata da Lucia Pesapane.

Grazie alle testimonianze di amici e collaboratori, che con l’artista hanno dato vita al Giardino dei Tarocchi, l’esposizione racconta l’attualità del messaggio femminista, ambientalista, avanguardista che ci ha lasciato in dono. Più di 100 opere, tra sculture, disegni, video, fotografie comprese tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta, alcune delle quali inedite e mai presentate al pubblico. La generosità dei collezionisti con la collaborazione della Fondazione Il Giardino dei Tarocchi, The Niki Charitable Art Foundation e Fondazione Capalbio hanno finalmente reso possibile questo importante progetto.

Il Giardino dei Tarocchi, splendido parco artistico situato in località Garavicchio nel Comune di Capalbio, è il risultato di una vita intera dedicata da Niki de Saint Phalle all’arte e la prova che i sogni possono diventare realtà, anche se si è donna, artista, imprenditrice e unica finanziatrice di una tale opera.

Il Giardino è la manifestazione di un microcosmo capace di rivelare le immagini archetipali più profonde e segrete del nostro inconscio. Per il visitatore che ne varca il muro perimetrale, il quale simbolicamente separa il mondo reale da quello immaginario, si apre un viaggio iniziatico che lo conduce a combattere draghi e diavoli e a imbattersi in regine e profeti per incontrare alla fine l’Angelo della Temperanza

Il Giardino dei Tarocchi è un luogo dove la vita è scandita dal ritmo del sole e della luna, e dalla volontà di condivisione. Questo percorso artistico, che si traduce in un vero e proprio agire politico, è attuale, in una realtà dove i concetti di reclusione e solitudine minano le basi di una società che l’artista desiderava  basata sul senso di partecipazione.

Niki condivide, valorizza e incoraggia i collaboratori a creare con lei in nome di un progetto collettivo dove protagonista assoluta è l’Arte. Già negli anni Ottanta mise in atto la sua ricerca per vivere una realtà compassionevole, empatica e ricca di valori. A partire dagli anni Cinquanta difese i diritti civili degli afro-americani. Negli anni Novanta fu forte la sua critica nei confronti del vecchio Continente, che promulgava una ascesa pericolosa del conservatorismo, in favore della sua idea d’Europa: unita e progressista. “Sogno di abitare in uno spazio senza frontiere”- ha sempre dichiarato. Le sue riflessioni riguardo alle questioni ecologiche e al cambiamento climatico diventarono sempre più urgenti, soprattutto negli ultimi anni della sua vita. Alla luce di questi impegni, Niki avrebbe certamente considerato la crisi che stiamo affrontando cruciale per creare qualcosa di nuovo. Profondamente convinta della capacità umana di innovazione e reinvenzione avrebbe probabilmente interpretato questo tempo come un momento di presa di coscienza che può aprire una via contro l’arroganza e l’aggressività del sistema politico, economico e finanziario. 

La mostra si svolge in due luoghi espositivi: ognuno di questi ha una sua anima specifica. A Palazzo Collacchioni, si ripercorre la storia del Giardino dei Tarocchi, dalla fine degli anni Settanta ad oggi: foto, video, sculture e collages. Nella Galleria Il Frantoio vengono esposti alcuni lavori storici, tra cui gli assemblages degli anni ’60, maquettes in creta cruda preliminari alla realizzazione del Giardino, suo capolavoro finale, e inediti video di archivio. 

In questa sede le scelte curatoriali hanno privilegiato l’analisi del linguaggio simbolico dell’artista soffermandosi sull’interpretazione delle carte dei Tarocchi. Sono inoltre esposte sculture delle carte, accompagnate da litografie, disegni e citazioni. Da molti anni Lucia Pesapane ha curato retrospettive su Niki de Saint Phalle, da quella organizzata al Grand Palais a Parigi nel 2014, a quella al Guggenheim Museum di Bilbao e al The National Art Center di Tokyo.

“Il Giardino dei Tarocchi era il mio sposo, il mio amore, era tutto per me. Nessun sacrificio era troppo grande per lui”.

Nanas, madri, dee: le donne di Niki de Saint Phalle

“Molto presto capii che erano gli uomini a detenere il potere, ma quel potere lo volevo anche io. Avrei rubato loro quel fuoco. Non avrei accettato i limiti imposti alla mia vita solo perchè ero una donna. No, sarei entrata anche io nel mondo degli uomini, che mi sembrava essere avventuroso, misterioso ed eccitante”.

Niki de Saint Phalle a Capalbio

“Il Giardino dei Tarocchi non è il mio giardino, ma appartiene a tutti coloro che mi hanno aiutata a completarlo. Questo giardino è stato fatto con difficoltà, con amore, con folle entusiasmo, con ossessione e, più di ogni altra cosa, con la fede. Niente e nessuno avrebbe potuto fermarmi. Come in tutte le fiabe, lungo il cammino della ricerca del tesoro, mi sono imbattuta in draghi, streghe, maghi e nell’Angelo della Temperanza”.

Il Giardino dei Tarocchi: tra immaginario simbolico e mitologia personale

Se la vita è come un gioco di carte, noi siamo nati senza conoscerne le regole e dobbiamo dunque accontentarci di quello che abbiamo in mano e fare il nostro gioco. I Tarocchi mi hanno permesso di capire meglio il mondo spirituale e i problemi della vita; ho consapevolezza delle difficoltà che si devono superare per passare alla prova seguente e trovare alla fine del gioco la pace interiore ed il giardino del paradiso”.

Luogo dei sogni – Il Giardino dei Tarocchi 

Una mostra diffusa sul territorio del Comune di Capalbio, muovendosi da due luoghi nel borgo antico, si giunge al Giardino dei Tarocchi, la sua opera più significativa. Il progetto allestitivo richiama l’universo rotondo, morbido e colorato dell’artista e si ispira a un concetto a lei caro: “Mi piace ciò che è rotondo, curve, londulazione, il mondo è un seno. Non mi piace langolo retto…”.

Sono state appositamente ideate particolari strutture in legno dalle forme sinuose, modellate con una macchina laser e dipinte con i colori preferiti dell’artista, che ospitano le opere.

Tramite il Giardino dei Tarocchi, per la simbiosi raggiunta con questo lembo di terra – scrive Maria Concetta Monaci, Presidente di Fondazione Capalbio – Niki racconta e svela una terra che l’ha accolta e amata. Quando realizzò una mano aperta sulla testa della carta del Mago per nascondere la vista in lontananza della contestata centrale nucleare di Montalto di Castro, dimostrò di condividere i principi degli ambientalisti riconoscendosi nelle loro battaglie. È in questa perfetta simbiosi tra territorio e artista che Fondazione Capalbio, vuole fornire un elemento che possa essere riconosciuto, non solo per il litorale e il ricco entrotroterra, ma anche per i suoi contenuti culturali. Il parco di sculture di Niki de Saint Phalle, considerato una delle maggiori espressioni dell’arte ambientale, si inserisce perfettamente nel territorio, che si nutre a sua volta dei messaggi di pace, di speranza, di gioia dell’artista.

Con il contributo di

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Un viaggio spettacolare

In occasione della Giornata Internazionale dei Monumenti e dei Siti UNESCO, il portale italiana del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale dedica un approfondimento ad Archeo3D’Italia, la nuova piattaforma web che propone mappe interattive e video-documentari dedicati ai siti archeologici italiani riconosciuti nell’elenco del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO (il nostro Paese, assieme alla Cina, è il più rappresentato nella lista). 

Archeo3D’Italia offre uno spettacolare viaggio virtuale alla (ri)scoperta di preziosi tesori, in attesa di poter tornare a visitarli anche dal vivo:

  • Roma Antica (Fori e Colosseo);
  • Area Vaticana (Circo di Caligola e Antica Basilica di San Pietro);
  • Pompei (Foro e Teatri);
  • Agrigento (Acropoli e Tempio di Zeus);
  • Aquileia (complesso della Basilica patriarcale);
  • Brescia (Capitolium Romano);
  • Città di Verona (Arena);
  • Necropoli Etrusche di Cerveteri;
  • Villa Adriana di Tivoli;
  • Paestum;
  • Siracusa;
  • Piazza Armerina (Villa Romana del Casale).

Ad ogni luogo sono dedicati videoclip in computer grafica 3D, che mostrano alzati e restituzioni virtuali degli scavi visitati, fruibili in italiano e in inglese. Un modo divertente per conoscere l’assetto originario di questi affascinanti luoghi, le diverse fasi della loro evoluzione e le relazioni con il contesto naturale e storico in cui sono inseriti.

La piattaforma è stata realizzata in collaborazione con Altair4 multimedia, specializzata nella ricostruzione 3D di siti antichi.

Inaugurato il 4 marzo dal Ministro Luigi Di Maio, il portale italiana è dedicato alla promozione della cultura, della creatività e della lingua italiana.

Nato con l’obiettivo di proporre una moderna narrazione del nostro Paese all’estero e, aperto alla cultura nella sua accezione più ampia (musica, letteratura, teatro, danza, cinema, arti visive e performative, fumetto, digital art, design, architettura, storia, archeologia, enogastronomia…), il sito raccoglie produzioni audio-video, approfondimenti, interviste, bandi, opportunità e molto altro.

La cultura è paragonabile ad un rapporto d’amore: richiede tempo ed attenzione, ma, a differenza di alcune relazioni interpersonali, non disattende le aspettative. Mai.

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Mattinate napoletane

Il 12 marzo del 1860 nasce a Napoli – lo dice la storia, non io – uno dei più grandi scrittori dell’Ottocento: Salvatore Di Giacomo.

Volevo scrivere di Lui, Il Poeta, da tempo, oggi trovo lo spunto per farlo.

In occasione dell’anniversario della nascita è uscita (Polidoro Editore) la raccolta di racconti Mattinate napoletane.

Dopo aver lasciato gli studi di medicina per dedicarsi al giornalismo, Salvatore Di Giacomo si fece interprete di quello che amava definire “verismo sentimentale”.

Una scrittura, la sua, capace di cogliere sfumature impercettibili, elementi che sfuggono a chi ha una sensibilità poco sviluppata, un cuore non allenato.

Mattinate napoletane, apparso per la prima volta nel 1886, rappresenta fortemente lo spirito narrativo di Di Giacomo.

Si tratta di 15 novelle nelle quali si percorre un viaggio tra le parole, un ritratto de “La città dolentehttps://g.co/kgs/BrQRB2

dove si mescolano racconti bizzarri – ne è esempio quello del canarino poeta – e comuni.

Di Giacomo guida con maestria il lettore attraverso i vicoli partenopei pullulanti di vita e sfumature.

Si mise in cammino, scendendo per Toledo, con le mani in tasca e la testa china, tutto pensoso. Che si sentisse dentro, lui stesso non lo sapeva.

Il racconto si chiama Scirocco, come il vento caldo che proviene da sud-est.

Napoli, Marzo 1885

CARISSIMO PAOLO,
Io non ho, qui a Napoli, con chi sfogare certe mie piccole pene, che mi pare abbiano tutta la buona intenzione di rimanersene meco alloggiate, in questa cameretta mia solitaria. Non ho stretto amicizia con nessuno, apposta per non dare a nessuno il modo di subitamente allontanarsi da me per qualche improvvisa scappatella che mi facesse il morboso carattere mio. Vivo solo e tranquillo in questa mia stanza, dalla quale esco a prima ora di mattina per trovarmi all’Istituto, e un po’ a sera, col tempo buono, per avvelenarmi con una chicchera di caffè e con un sigaro napoletano. Il caffè, per acquaccia nera che sia, mi permette di studiare e di leggere fino a notte avanzata, e ciò mi fa bene, lasciandomi dimenticare, sviando il pensiero e interessandomi a qualche cosa fuori di me stesso.

Tracce di malinconia e sentimento nell’opera del poeta, drammaturgo novelliere e saggista.

Quando ho deciso di aggiungere il cognome di mia madre, discendente di Salvatore Di Giacomo, a quello di mio padre (che per nulla al mondo avrei depennato) non molti hanno capito perché volessi farlo. Hanno letto questa scelta come una delle mie stravaganze: non lo era; aveva a che fare con il sangue anzi, con il sanguigno, con l’amore, con la passione per la penna, per l’alta e affilata parola.

Di Giacomo fu autore di numerose e note poesie in lingua napoletana (molte delle quali poi musicate) che costituiscono una parte importante della cultura popolare partenopea.

 

È stato un artefice dell’epoca d’oro della nostra canzone.

Fu tra i fondatori, assieme a Benedetto Croce e ad altri intellettuali, della nota rivista di topografia e arte Napoli nobilissima. Fu nominato accademico d’Italia nel 1929.

Il suo esordio risale al 1882, quando la casa editrice Ricordi lo mise sotto contratto e fece pubblicare Nannì e E ghiammoncenne me’.

Alcuni suoi versi sono stati musicati dal compositore abruzzes Francesco Paolo Tosti per quella che resta una delle più famose canzoni in lingua napoletana, Marechiare e dal musicista Mario Pasquale Costa di cui ricordiamo anche Era de maggio, nella quale due giovani innamorati ricordano il loro primo incontro: a maggio, in un giardino profumato di rose. C’è poi Luna Nova e la spensierata Oilì oilà che irritò i benpensanti milanesi che non si sapevano spiegare il motivo di tanta ilarità in una città appena colpita da gravi epidemie (È Napoli, bellezza!).

Marechiare si rivelò un ritratto per questo villaggio tra le rocce di Posillipo (il nome Posillipo deriva dal greco Παυσιλυπον e letteralmente significa «che fa cessare il dolore»)

nel quale Di Giacomo immaginò una bella ragazza, di nome Carolina, che si affaccia da una finestra ricca di piante di garofano. Sempre nello stesso anno con la collaborazione di Costa produsse un altro successo, la canzone appassionata Oje Carulì. Nel 1888 pubblicò la scanzonata Lariulà e scrisse la celeberrima ‘E spingule francese.

Fu anche autore di opere teatrali, tra cui Assunta Spina, probabilmente il suo dramma più noto (tratto dalla sua novella omonima) ripetutamente rappresentato e poi adattato per il cinema e per la televisione.

Altra opera importante fu O mese mariano, dalla novella Senza vederlo interpretata, poi, in televisione, da Titina De Filippo.

Scrisse i drammi ‘O voto, dalla novella Il voto, A San Francisco, dalla collana di sonetti omonima, e Quand l’amour meurt

Il giornalista Roberto Minervini, ricordando Salvatore Di Giacomo, scrisse:

«Alle trattorie di lusso preferiva nascoste osterie ove tra una pietanza e l’altra rimaneva trasognato, né valevano a ridestarlo le sue canzoni, sonate e cantate per fargli onore dai posteggiatori di quei pittoreschi locali. Non amava Marechiare, la più celebre di tutte, perché veniva indicato non come l’autore di Ariette e Sunette ma come l’autore di Marechiare. Il puntuale riferimento lo infastidiva e lo innervosiva: una sera al Gambrinus, abituale convegno di letterati, giornalisti e uomini politici, gli fu presentata una signora che non gli risparmiò il dolore, poco dopo fu visto allontanarsi, salutando appena con un gesto».

Era zio del virtuoso percussionista, batterista Gegè Di Giacomo e del mio amato nonno Giuseppe Di Giacomo.

Morì nella sua abitazione in Via S. Pasquale a Chiaia, nella notte del 5 aprile 1934 all’età di settantaquattro anni, dopo aver donato al mondo le sue parole, la sua anima e la sua arte.

Se v’è cosa bella ed alta e onorevole questa è l’arte davvero. Ed ella non accoglie fratellanze volgari, non tollera ammonimenti insinceri, non s’adombra per voci petulanti.
Se arte è – da sola vive, s’esalta e s’illumina.

“La poesia di Salvatore Di Giacomo scapigliata, verista, decadente ad un tempo, si caratterizza per essere lirica e fantastica: ha il senso del misterioso; prova il fascino del passato” (Benedetto Croce).

“Salvatore Di Giacomo morirà solo quando Marechiaro (che ora ha una via intitolata al suo nome) e l’intera Napoli avranno cessato di esistere…” (Giuseppe Marotta).

“Salvatore Di Giacomo, poeta, narratore, drammaturgo, autore di canzoni, storico, giornalista, bibliotecario, è da ritenersi per la qualità della sua arte, per la sua opera, e per il suo valore di studioso il più illustre letterato napoletano; ha rappresentato un vertice assoluto della cultura del suo tempo, non soltanto a Napoli, ma anche in Italia e all’estero. È  immagine velata e musicale del suo tempo interiore” (Vincenzo Regina).

Nu pianefforte ‘e notte sona luntanamente, e ‘a museca se sente pe ll’aria suspirà.

Rosa, si chiove ancora nun t’ammalincunì, ca d’ ‘o bontiempo ll’ora sta prossema a venì. Nun vide? ’E luce ’e sole luceno ’e st’acqua ’e file; è ‘a morte d’ ’e vviole, so’ ’e lacreme d’Abbrile. Ma mo cchiù ffresca e ffina ll’aria se torna a fa’… Meh !… A st’aria d’ ’a matina. Rosa, te può affaccià. Aràpe ’e llastre : aràpe sta vocca piccerella addó sulo ce cape nu vaso o na resella canta: chist’ è ’o mumento; tu cante e io, chiano chiano, mme faccio ‘a barba e sento, cu nu rasulo mmano. E penzo: «’A ì ccà; s’affaccia… Mm’ ha visto… Mme saluta …» E c’ ’o sapone nfaccia dico: – Buongiorno, Ro’!…(Buongiorno, Ro’!Ariette e sunette).

Vocca addurosa e fresca, vocca azzeccosa e ddoce,  addò c’ ‘o tuoio se mmesca stu sciato, addò la voce  è musica, è suspiro,  è suono cristallino… (da Vocca addurosaTutte le poesie, Newton Compton editori, 1991).

Quanno sponta la luna a Marechiare pure li pisce nce fanno all’ammore se revotano ll’onne de lu mare, pe la priezza cageno culore, quanno sponta la luna a Marechiare… (da A MarechiaroCanzoneTutte le poesie, Newton Compton editori, 1991).

Era de maggio e te cadeano nzino a schiocche a schiocche li ccerase rosse, fresca era ll’aria e tutto lu ciardino addurava de rose a ciente passe. (da Era de maggioCanzone, 1885).

E menato ncopp’ ‘o lietto guardo, guardo nnanze a me… tengo ‘o sole de rimpetto dint’ ‘o core tengo a tte. (da CuntroraVoce luntaneTutte le poesie, Newton Compton editori, 1991).

Napoli è una città bella e singolare – singolare principalmente. Le sue cose rare sono mescolate alle comuni – le nobili alle volgari – a pochi passi dal silenzio è il rumore – prossimi a’ luoghi più luminosi ed aperti sono le ombre e il mistero – accanto a un monumento medievale è un lurido fondaco o un vicolo e, forse, alle spalle d’un tempio un lupanare. Ciò che è qui da per tutto, è la vita: la vita popolana, pulsante e ininterrotta, che passa e si rincorre e scivola lungo i muri del monumento e del tempio, che s’addensa e si sparpaglia, e s’agita ed urla o impreca, sotto un fulgido sole che par quasi la fecondi, e investa a un tempo col suo lume diffuso questa folla dell’ultima ora e i ruderi d’un teatro greco, e quel che fu il tempio insigne dei Dioscuri, e una chiesa angioina, e il pallido chiostro d’un antico convento di monache armene…

Quelle sono, a parer mio, le opere d’arte più impressionanti le quali in coloro che, dopo d’averne rilevato tutto il fascino, se ne sono allontanati lasciano un punto impaziente e quasi tormentoso, l’eco, vorrei dire, di quella fiduciosa voce dell’artista il quale par che desideri di continuare il suo sogno nell’anima degli altri e dica loro: CERCATE

#culturanapoletana

#popolo

#poesia

#napoli

#premiosalvatoredigiacomo

#radici

#famiglia

TRACCE:

Salvatore Di Giacomo

https://youtu.be/WGfkjAOaJGg
https://youtu.be/F8bQ9gHHh28
https://youtu.be/g6_3Y7p4sfg
https://youtu.be/W2piXWkB440
https://youtu.be/S94KmXIF2Ts
https://youtu.be/sKJscHOz8I8
https://youtu.be/PzseZ4NqYNE
https://youtu.be/xxGt-BMpglc
https://youtu.be/ia78dAkuCjk
https://youtu.be/6n5mY-LfuEU
https://youtu.be/Zhn1VKo9Uyc
https://youtu.be/m1Oh89XKNXM

Gegè Di Giacomo

https://youtu.be/LgM2ls2SW5g
https://youtu.be/LL7nj6VC2yg
https://youtu.be/qjE8aNJLdV4
https://youtu.be/MNBTyjX4g2U
https://youtu.be/a0zwYA-XJpw
https://youtu.be/y1FS4CMhrr0
https://youtu.be/VyUCTXttSA0
https://youtu.be/XlQWi1nrXu0
https://youtu.be/LEoxei7AUBs
https://youtu.be/R-AAAi4GzUo
https://youtu.be/w0F9KszdOy4
https://youtu.be/K8hneWP8XZY
https://youtu.be/gyt8xs_6MrE
https://youtu.be/HRuqrRrxvYc
https://youtu.be/6lglEVRjjVc
https://youtu.be/wed02pbvKyI

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Raccontami di lei

Università di Padova

8 marzo, 8 racconti, 8 artiste, letterate, scienziate.

Raccontami di lei.

Un’occasione per riflettere sui traguardi raggiunti e sulle sfide da affrontare nel campo della parità di genere.

La Giornata Internazionale della Donna sarà celebrata dall’Università di Padova attraverso un messaggio video corale al femminile: una maratona digitale a cui prenderanno parte otto protagoniste dell’attuale panorama culturale e scientifico, che pone un ulteriore tassello al percorso di avvicinamento alle celebrazioni per gli 8 secoli dell’Ateneo nel 2022.

Il progetto vedrà susseguirsi in loop, sul sito e sui social dell’Ateneo, per tutto il giorno, otto clip realizzate dalle ambasciatrici coinvolte, invitate a esplorare l’universo femminile da una duplice prospettiva: biografica, proponendo il ritratto di una donna esemplare per il percorso intellettuale, personale o professionale, e lirica, attraverso reading di componimenti della propria produzione ritenuti  significativi.

Questo programma per l’8 marzo 2021 prosegue idealmente il lavoro iniziato con il volume: ‘Raccontami di lei. Ritratti di donne’, in cui sono raccolte le vicende di alcune grandi donne del passato accomunate dall’esperienza fatta a Padova.

Il video propone un viaggio tra le epoche e le arti.

Si rifletterà sull’attualità di Paesi lontani con la poetessa Cristina Ubah Ali Farah che parlerà di Saado Cali Warsame, poetessa, cantante, attrice e attivista politica uccisa a Mogadiscio nel 2014; Nadia Fusini, esperta di letteratura inglese, si approccerà

a Virginia Woolf in modo poco accademico, proprio come farà Laura Pugno: con la lettura di alcuni dei suoi componimenti ne metterà in luce il lato più introspettivo. Proseguendo con l’arte della scrittura, se Igiaba Scego accenderà i riflettori su due donne di fine ottocento, la scultrice Edmonia Lewis e l’ostetrica e attivista Sarah Parker Remond, Rosella Postorino e Nadia Terranova si concentreranno su Marguerite Duras e Simone de Beauvoir soffermandosi sulla libertà intellettuale che emerge dalla vita e dalle opere delle due icone della letteratura francese.

Infine, si passerà alla scienza: la figura di Anna Morandi Manzolini, scienziata settecentesca, anatomista e scultrice, sarà narrata dalla storica dell’arte Alessandra Sarchi;

Licia Troisi, divulgatrice scientifica, si dedicherà alla storia di Henrietta Swan Leavitt, astronoma statunitense, del gruppo delle “donne computer”, il cui contributo alla ricerca è stato determinante e, come troppo spesso accade, dimenticato.

Raccontami di lei: un mosaico di volti, voci ed esperienze.

unipd.it
#raccontamidilei
#8marzoUnipd

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In real, in web, in world

La rassegna dedicata alla scoperta delle realtà immersive e del loro impatto sui mondi dell’arte, dei media e del business a cura di MEET. 

Dai video 360 alla Realtà Virtuale passando per la Mixed Reality, i virtual tour e i social world per avatar:

si intende presentare l’ecosistema multiforme delle realtà immersive con una prospettiva internazionale, fruibile anche a chi conosca poco (o nulla) del fenomeno.

Il ciclo di eventi si apre giovedì 25 febbraio con l’inaugurazione di Synthetic Corpo-Reality, la mostra di digital arts a cura di Julie Walsh, esperta statunitense di immersive technology art;
nello spazio MEET allestito dentro la piattaforma Mozilla Hubs sarà possibile visitare l’exhibit e interagire con la curatrice, gli artisti e gli altri visitatori per mezzo del proprio avatar

Durante l’opening sono previsti interventi di Maria Grazia Mattei, founder e Presidente MEET e della curatrice.
In real, in web, in world prosegue per tutta la primavera, articolandosi lungo tre track o linee tematiche.

La prima track indaga le declinazioni delle realtà immersive nelle arti visive.

La seconda track esplora il mondo dei media.

La terza track si apre alle imprese.

In real, in web, in world è un progetto ideato, curato e organizzato da MEET con la media partnership di RAI Cinema Channel

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Un museo tecnologico

MANN: GLADIATORI, PIATTAFORME DIGITALI, NUOVE COLLEZIONI, VIDEOGAME.

Il 2021 sarà un anno all’insegna dell’innovazione e della tecnologia per il MANNMuseo Archeologico Nazionale di Napoli

Si partirà con la mostra de “I Gladiatori”, il prossimo 8 marzo. Sarà ricostruita e riprodotta digitalmente, la sequenza delle pitture perdute dell’Anfiteatro di Pompei.

Si potrà effettuare un ‘viaggio nel tempo’ rileggendo la fortuna dei gladiatori nella storia, nelle arti visive e nel cinema.

Molte le novità:

«Le difficoltà nell’anno del Coronavirus hanno agito da sprone, favorendo un’accelerazione»,  racconta il Direttore del Museo, Paolo Giulierini.

«Non avremmo potuto conseguire certi risultati, se non ci fosse stata a monte una visione che partiva da lontano.

La rivoluzione del MANN è iniziata quando abbiamo deciso di veicolare i contenuti e il messaggio del Museo sotto diversi tipi di linguaggi, online e offline».

Tra le iniziative: il secondo capitolo del videogioco Father and Son, la piattaforma digitale per scoprire il museo, il nuovo Atrio con gestione elettronica dei flussi. 

Interessanti, le disseminazioni artistiche promosse dal progetto OBVIA- Out of boundaries viral art dissemination, realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.

Una nuova esperienza di Museo.

Si utilizzerà la tecnologia per fornire ai visitatori nuovi percorsi, come quelli che accompagneranno la mostra ‘I Gladiatori‘.

«Partendo dalla collezione di proprietà del Museo e da reperti unici al mondo, offriremo una ricostruzione digitale delle armi», ci informa Giulierini.

«La fedeltà sarà tale che si potrà rivedere il bronzo luccicare come oro».

Dalla primavera, al via la nuova piattaforma ICT del MANN: si potrà partecipare ad una visita virtuale assistita da una guida remota con funzionalità e-learning. 

Si organizzeranno itinerari digitali per gruppi di visitatori, i quali saranno in grado di connettersi. 

Il MANN si riavvicina al mondo dei videogiochi, dopo l’avventura  di Father and Son del 2017

«Quella è stata un’esperienza straordinaria, con quasi 5 milioni di download in tutto il mondo», ricorda il Direttore, annunciando che a maggio arriverà il secondo capitolo del game. 

«Lo abbiamo sviluppato ascoltando i consigli, i commenti e le sollecitazioni degli utenti, che ci hanno spinto ad approfondire percorsi narrativi solo accennati nella prima puntata. 

Father and Son 2 sarà anche un interessante esperimento di autofinanziamento, in un momento in cui – come tutti gli altri istituti – anche noi stiamo vivendo una situazione di criticità a causa della contrazione degli ingressi legata all’emergenza pandemica.

Per il download del gioco chiederemo un piccolo contributo, inferiore a 1 euro. Siamo curiosi di vedere la risposta del pubblico».

Sarà poi la volta di MannCraft Fuga dal Museo.

Il primo rappresenta lo sbarco del MANN nell’ecosistema virtuale di Minecraft, gioco disponibile su PC, console e smartphone/tablet, (oltre 200 milioni di copie vendute nel mondo) con una versione del Museo – dal palazzo storico alle collezioni. 

Fuga dal Museo sarà invece un audiogioco che consentirà di interagire con le opere, tra enigmi e misteri, con la possibilità della fruizione per non vedenti e ipovedenti.

Merita attenzione la decisione di aprire al pubblico l’Atrio del Museo.

«Seguendo l’esempio di importanti istituzioni internazionali, vogliamo creare una sorta di foyer ospitale». 

In un’ottica di inclusività e accessibilità (Il museo come un grande luogo d’incontro).

Grazie ai finanziamenti del Programma Operativo Nazionale ‘Cultura e sviluppo 2014-2020′, si valorizzerà l’esperienza del visitatore. 

«Quando un progetto è in cantiere, il nostro obiettivo rimane salvaguardare l’originale.

Gli originali rappresentano la forza e la ricchezza, non avrebbe senso metterli in competizione con qualcos’altro. 

Il digitale può fornire un punto di vista diverso e aiutare il visitatore a cogliere dei particolari che altrimenti non sarebbero visibili.

In tal modo, la tecnologia di videomapping può mostrare un mosaico nella sua collocazione naturale sul pavimento.

Nel complesso, le tecnologie aumentano il coefficiente di interattività, seguendo una missione: quella di un museo che non impone ma propone differenti possibilità culturali.

È un discorso che riguarda tutti i linguaggi e la loro capacità di raccontare qualcosa di diverso.


L’antichità non era fatta solo d’arte, era un mondo pieno di tecnologia. Senza di essa, nessuno sarebbe mai riuscito a costruire strutture meravigliose come il Partenone.

Il MANN è un Museo che celebra la tecnologia antica e sposa quella moderna» conclude Giulierini.

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Epifania in pandemia

La situazione mi è un po’ sfuggita di mano. Ho cucinato per un reggimento!

Per fortuna, i miei amici sono ottime forchette e non disdegnano l’asporto.

#comfortfood

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StappAMI Christmas edition

Just because some of you asked for it…
StappAMI is again available in a special Christmas edition.

Ringrazio coloro che lo hanno già ordinato e quelli tra voi che lo faranno per Natale, o per il nuovo anno (clic sul tasto in alto a destra, da dispositivo mobile visualizzare il sito intero)

– non sono sola a ringraziarvi, con me c’è Gaia, mia sorella: si è rivelata ancora una volta, perfetta ‘partner in crime’!

E tu, hai già preso StappAmi?

Mi auguro non accada come con i libri: molti li cercavano quando anche le copie delle ristampe erano esaurite.

Bisogna stare al passo, come con i Kardashian.

#keeping up

Info: stappami@yahoo.com

(Guarda video)

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Il libro è un salvagente

Nel 2021, tutte le persone che saranno ricoverate al Sant’Orsola riceveranno in dono un libro.

Un compagno di viaggio per attraversare giornate importanti ed uscirne arricchiti.

Ci si augura che il nuovo progetto con cui Fondazione Sant’Orsola accoglie il 2021, possa aiutare a lasciarsi alle spalle un anno catastrofico come quello che volge al termine.

Un’idea nata dall’attività dei volontari della Onlus e sviluppata insieme a Coop Alleanza 3.0,

nella persona del consulente Romano Montroni, presidente del Consiglio scientifico del Centro per il Libro e la Lettura.

L’iniziativa vedrà la luce grazie alla generosità di tre sponsor – 

BPER Banca, Unipol Gruppo UniSalute – e alla sensibilità delle case editrici del Gruppo Mondadori, che hanno accettato di stampare per l’occasione 24.000 volumi.

Tre i titoli: Jane Austen, Emma; Jack London, Martin Eden; Cesare Pavese, La casa in collina.

Tre classici.

Il progetto ha ricevuto il patrocinio del Centro per il libro e la lettura, istituto autonomo del Ministero dei Beni culturali;

non appena l’emergenza sanitaria sarà terminata (…) e i reparti verranno riaperti, i volontari della fondazione consegneranno i libri ai pazienti.

Fino ad allora, la distribuzione avverrà grazie alla collaborazione dei coordinatori infermieristici, che al momento del ricovero, oltre ad assegnare il letto, chiederanno di scegliere un titolo.

“I libri sono decisivi per la crescita di una persona – spiega il presidente di Fondazione Sant’Orsola Giacomo Faldella – e per il suo benessere: alcuni pazienti arrivano già con un libro, lo portano come si porterebbe un salvagente prima di affrontare una traversata tra le onde”.

Nei paesi anglosassoni la biblioterapia è un’attività riconosciuta: all’interno del National Health Service esiste un dipartimento che si occupa della lettura.

Il rapporto tra la salute dell’individuo e l’arte ha radici profonde anche nella nostra cultura; pensiamo, per esempio, ai primi ospedali nati in Italia, come Santa Maria della Scala a Siena: malati e pellegrini erano accolti e curati in sale decorate dai più grandi pittori e scultori, i sofferenti erano ‘immersi’ nella bellezza.

‘La prima cosa che deve provare a fare chi attraversa un periodo di fatica, di dolore o di malattia è prendersi cura di sé – sottolinea Enrico Selva Coddè, amministratore delegato Einaudi e Mondadori Libri Trade.

– Sembra facile, ma a volte risulta impossibile.

Può aiutare allora un gesto. Quel gesto è aprire un libro e rimanere a tu per tu con la voce che parla dalle sue pagine.

Una voce che si dedica a noi, all’intreccio indissolubile tra corpo e immaginazione.

Tre classici: sono quelli che amiamo rivedere;

i classici, sosteneva Italo Calvino, sono i libri dei quali si sente dire: ‘Lo sto rileggendo’.

Che sia l’arguzia e l’ironia di Jane Austen, il coraggio e la tenacia di Jack London, il realismo e la malinconia di Cesare Pavese, di certo, questi aiuteranno i loro lettori a sentirsi meno soli.

Un anno fa, la Fondazione Sant’Orsola aveva radunato una ventina di volontari – ex librai, maestre in pensione, appassionati della lettura – facendo partire il progetto “Libri in corsia”.

In poche settimane erano stati mappati 1745 libri presenti in alcuni reparti, costruendo un catalogo online da cui i pazienti avrebbero potuto richiedere un volume presente in un altro reparto; i volontari poi avrebbero provveduto a farglielo avere. La pandemia ha bloccato alla radice, per motivi di sicurezza, la possibilità di scambiarsi libri in ospedale; i volontari non hanno voluto fermarsi: hanno pensato che, se non si possono prestare,

i libri, si possono sempre regalare.

That’s all folks!

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La formica senza la cicala

Ironico, sofisticato e pungente as always, Fabio Magnasciutti.

GRAZIE.

Mannaggia al virus mannaggia.

#DPCM

#covid

#cicala

#restrizioni

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Il genio ribelle

Diego… Diego… Diegooooooo nooooo.

Sei arrivato al S.Paolo di Napoli un 5 luglio qualsiasi, e niente, di lì in avanti, è stato più come prima.

Oggi il mondo ti ha perso. Noi, tifosi napoletani ti abbiamo perso.

Il calcio ti ha perso.

Ha perso il suo scugnizzo, la sua anima.

Diego. Non trovo le parole. Pure questo sei riuscito a fare. A silenziarmi, singhiozzi a parte.

Quando abbiamo girato un film insieme, TU ed io (Gesù, io con TE), ero felice come lo sono stata solo quando ho amato davvero,

ma allora, allora non sapevo. Allora eri tu, la misura della felicità.

Diego Armando Maradona, Alessia Luongo Di Giacomo

Questa fotografia, ci fu scattata da qualcuno dopo le riprese, poco prima che andassimo a cena: una volta uscita sui giornali, creò scompiglio in famiglia, una mia zia chiamò mia madre, per chiederle se fossi fidanzata con Maradona. Apriti cielo. “Maradona è Maradona, ma chell’è na creatura”, tuonò la zietta. In realtà, c’era la tua compagna con noi, non in foto, ma a poca distanza, tanta, quanto bastò, affinché qualche giornalista ci ricamasse su, e in casa si vivesse un quarto d’ora di terremoto, prima del chiarimento, del fact checking e delle risate;

e ricordo altre risate, quelle che provocai in produzione, quando, ingenua e incosciente, come lo si può essere solo attraversando l’acerba gioventù, chiesi a chi di dovere, come mai, avendo girato lo stesso numero di scene per lo stesso film, tu fossi stato pagato con una cifra a molti zeri ed io no. La risposta, la rivivo ora: “Alessia, impara a calciare come lui, e sarai pagata altrettanto”. Ridemmo tutti di gusto (mica come stasera: stasera non si ride), tenni a mente la lezione. Mi sarebbe tornata utile poi.

Diego, non può essere vero… eppure è così, la morte ci sorprende, come la vita.

Maledetto 2020.

Ma come ti sei permesso?

Tanti esseri umani sono deceduti per la pandemia, non ti bastava?

Quanti ‘numeri 10’ ti sei portato via.

Scostumato, 2020.

Diego grazie. Grazie per quello che hai saputo regalarci, la tua tecnica, la follia, hai palleggiato perfino con un limone.

Ci lasciavi increduli, mai a bocca asciutta, sempre a bocca aperta. Lo hai fatto anche oggi.

Eri il calciatore che ogni bambino ha sognato di essere. Non solo durante i tuoi anni d’oro.

I miei nipoti non ti hanno vissuto direttamente, eppure ti stimano e conoscono a memoria i passaggi magici di ogni partita dove esplodevi, furia incontenibile, e noi, con te.

Diego, hai dimostrato che bastava 1,68 mt di altezza, per fare un uomo immenso.

PIBE DE ORO, ci lasci, orfani della tua classe, della tua velocità, della forza della competizione. Autore di uno dei gol più belli della storia dei mondiali, uomo di due scudetti del Napoli: per festeggiarli la piedigrotta partenopea si tinse di bianco e di celeste, i colori del cielo, del mare.

Diego nun fa accussi’, non te ne andare, nostro figlio prediletto, capitano di una città. Ci rimangono i riflettori che hai acceso su Napoli, i murales a te dedicati, gli altarini nei vicoli, le emozioni, la memoria.

“SE ANCHE FOSSI A UN MATRIMONIO VESTITO DI BIANCO E VEDESSI UN PALLONE INFANGATO, LO PRENDEREI DI PETTO SENZA PENSARCI”
(Diego Armando Maradona)

I detrattori insistono sulla cocaina, loro, giudici senza vizi…

– Napoli che significa per te – ti chiesero in un’intervista, “Mia casa” rispondesti, e, ancora, in una canzone: “Già ti conoscevo Napoli, seconda mamma mia”. Ferlaino ti strappò al Barcellona e tu:

“Con la maglia del Napoli non tralasceró nulla per raggiungere ogni traguardo”.

Il tuo: “Buonasera napolitani” conquistò un popolo intero. Diego avevi il nostro sangue. La nostra fantasia.

Lo sapevi Diego, lo sapevi, che Napoli ti amava, di più, ti voleva bene e tu, ricambiavi quel bene.

Hai vinto tutto. Hai guadagnato pure il rispetto del Vesuvio, esagero, come piaceva fare a te.

Hai risalito la china, dopo lo schiaffo che la droga ti aveva dato. C’eri. E poi tornavi all’inferno. Ti perdevi e ti ritrovavi, icona al pari di S. Gennaro, ecco che ci stupivi e ti mostravi mutato, per via del dolore.

Solo una certa sofferenza può regalare la saggezza. Sei caduto rovinosamente, rialzato, hai inseguito nuovi traguardi, vivendo mille vite, impudente, istintivo, leale, argentino, napoletano, genio sregolato, cannoniere felino. Tuo padre, quando ti vide appena venuto al mondo disse: “È puro muscolo”. Ci aveva visto giusto.

Dribbling con la palla incollata al piede, colpi di testa, riscaldamento con gli scarpini slacciati, cucchiai, palombelle, parabole incredibili, estro e spettacolo, trasformavi ogni pallone toccato in oro, e quel pallone, faceva tutto ciò che gli chiedevi, mai avrebbe osato ribellarsi.

Diego, bevo bollicine alzando in alto il calice per te, per quello che sei stato e sempre sarai. Dieghito, ci hai fatto grandi, hai realizzato i nostri sogni.

Diego, come te, nessuno mai.

💙🤍

Il S.Paolo stasera, illuminato in onore di D10s, ‘Re Puma’
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EMERGENZA COVID

La situazione ospedaliera è drammatica, i medici sono stremati ed è umanamente impossibile facciano più di quanto non stiano facendo già;

apprendiamo da diverse fonti quanto segue:

considerato il numero elevato di pazienti, i posti letto sono tutti occupati, le terapie intensive sature, le operazioni chirurgiche annullate, rinviate a data da destinarsi (…),

in ogni struttura infatti, il solo a farla da padrone, è il virus che si chiama come il paparazzo;

gli infermieri e gli anestesisti non sono sufficienti, nelle chiese di molti ospedali sono state allestite stanze di fortuna con brande allineate, in modo da recuperare qualche posto letto per pochi contagiati in più.

Mancano le bombole necessarie alle cure domiciliari, fondamentali, per coloro che potrebbero essere curati tra le proprie mura:

SENZA LE BOMBOLE VUOTE NON È POSSIBILE RICARICARLE.

Mi pare un concetto alquanto elementare.

Come se non bastasse, non è facile reperire ossigeno liquido medicinale, per un tampone occorrono circa dieci giorni e tanta gente cosa fa?

Che scelte adotta?

Va al mare, oppure prende parte, se non, addirittura, organizza feste (illegali), nutre il proprio ego girando e pubblicando video (a mio avviso di pessimo gusto) non autorizzati, in Sicilia, una delle nostre isole più belle.

Altri, si recano al parco per un picnic, affittano camere d’albergo per cenare sul roof garden: scene improbabili di ignoranza e noncuranza dal Nord al Sud Italia.

Se il governo si perde, se non si è mai trovato, non è detto debba farlo anche il singolo cittadino.

Siate responsabili, non badate ai colori, anzi badateci: solo per fare un disegno insieme ai bambini. State a casa il più possibile, non uscite quando non c’è una reale necessità.

Questo virus è più subdolo del/della vostro/a ex!

(E ti pareva che…).

Riportate in QUALUNQUE farmacia le bombole di ossigeno esaurite o non utilizzate.

Siate esempio di rettitudine, di integrità.

Dimostrate di conoscere il valore profondo dell’altruismo o, quantomeno, del buonsenso.

Siate SMART, non solo per quanto riguarda il lavoro da casa.

DAMN.

Perlomeno,

intanto,

ha vinto Biden,

e allora, davvero:

‘LET’S GIVE EACH OTHER A CHANCE’.

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Cica cica boom Cicala

Grazie a Lei,
Signor WordPress‘ :),
per aver dato volume alla mia voce e spazio alle mie parole, nella giungla del World Wide Web,
la ragnatela intorno al mondo.

Piano piano,

insieme,

cresciamo.

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Io non ci sto

In merito ai fatti accaduti ieri a Napoli,
la guerriglia, la violenza, durante la prima serata di coprifuoco voluto dal presidente De Luca, condivido con voi la mia opinione:
si sa, ognuno ne ha una.

Sarà un limite: non sono in grado di comprendere alcune azioni, probabilmente dettate dalla disperazione, dalla paura, o, più banalmente, da interessi personali verso loschi traffici;

di sicuro, mi dissocio completamente da atti vandalici che portano la firma di facinorosi, estremisti politici e camorristi.

Pleonastico scriverlo,

scelgo di farlo comunque:

questi signori, dimostrano di non amare una città stupenda, inimitabile,

l’unica al mondo, nella quale,

sceglierei nuovamente,

ogni giorno,

di nascere.

#napoliamoremio

#vincenzodeluca

#noallaviolenza

#coprifuoco

#covid-19

#lacicala

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Questa è la sua vita

Da oggi in libreria e negli store digitali

È ANDATA COSÌ

L’autobiografia artistica di LUCIANO LIGABUE scritta con MASSIMO COTTO.

Il racconto della trentennale carriera del ‘Liga’: canzoni, dischi, concerti, tour, eventi, libri, film.

Aneddoti, retroscena e dettagli creativi inediti.

Quando Luciano Ligabue ha aperto le porte a Massimo Cotto a Correggio, di certo, quest’ultimo, avrà chiesto:

“Permesso?”

Nell’aria, la voglia di raccontare 30 anni di musica e di vita.

I due si ritrovano a Ca’ di Pòm, la palazzina dove Ligabue ha creato, nella Stanza rossa, la maggior parte delle canzoni di “Buon compleanno Elvis”.

Ricordare e registrare, sbobinare ricordi e accumulare materiale.

Quanto avrei voluto esserci anch’io!

Poi, accade l’imprevedibile: scatta il lockdown. Impossibile vedersi. Così, si decide di cambiare metodo; iniziano i confronti a distanza, si usa la mail: una scommessa, un modo inusuale di confessarsi.

Il Liga riporta la verità, solo la verità. È un viaggio, una storia, una parabola lucente.

Nel periodo più brutto (l’isolamento, la paura, il Covid-19) nasce qualcosa di bello, un libro dove Luciano dice a Massimo: È andata così.

360 foto arricchiscono il libro. In appendice, la discografia di Ligabue, tutta la sua produzione musicale.

Ligabue il 19 giugno 2021 sarà protagonista di “30 ANNI IN UN (NUOVO) GIORNO”, un evento per celebrare 30 anni di carriera, che si terrà alla RCF ARENA di Reggio Emilia (Campovolo).

Sul palco, oltre alle storiche hit, il singolo “LA RAGAZZA DEI TUOI SOGNI”.

22 album, 6 libri, 3 film, oltre 800 concerti tra teatri, club, palasport, stadi e grandi spazi all’aperto. Cantante, autore, regista, scrittore, padre.

MASSIMO COTTO

DJ radiofonico, autore televisivo e teatrale, giornalista, scrittore (ha al suo attivo oltre 70 libri), direttore artistico di numerosi festival e rassegne, presentatore e “narrattore”.

Luciano Ligabue con Massimo Cotto 

“È andata così”  Mondadori, 28 euro.

Ufficio Stampa Mondadori Libri: Chiara Giorcelli – 338.8714988 – chiara.giorcelli@mondadori.it

Responsabile Comunicazione LUCIANO LIGABUE: Riccardo Vitanza

Ufficio Stampa Ligabue: Parole & Dintorni – Alessandra Bosi – alessandra@paroleedintorni.it

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Arte Laguna Prize

Il premio Internazionale di Arte Contemporanea e Design organizzato dall’Associazione Culturale MoCA (Modern & Contemporary Art), composta da oltre 200 soci tra imprenditori, professionisti, collezionisti e amanti dell’Arte, compie 15 anni, e festeggia con una doppia mostra all’Arsenale di Venezia.

Il concorso ha ricevuto due medaglie dal Presidente della Repubblica Italiana ed è patrocinato dal Ministero degli Esteri, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Regione del Veneto, Comune di Venezia, Università Cà Foscari di Venezia, Istituto Europeo di Design.

Nonostante la pandemia, l’organizzazione non si è mai fermata; dal 13 marzo al 5 aprile 2021 verranno esposte 240 opere provenienti da tutto il mondo in uno spazio di 4.000 mq.

LA GIURIA

La giuria internazionale cambia in ogni edizione, è importante avere differenti punti di vista e offrire una panoramica sull’arte contemporanea a 360°: si tratta di competenti curatori e direttori di musei.

Bénédicte Alliot (Francia) – Direttrice Generale di Cité Internationale Des Arts di Parigi

Nathalie Angles (Stati Uniti) – Fondatrice e direttore esecutivo di Residency Unlimited

Lorenzo Balbi (Italia) – Direttore artistico presso MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

Marcus Fairs (Regno Unito) – Fondatore e capo-redattore di Dezeen

Matteo Galbiati (Italia) – Critico e curatore d’arte

Sophie Goltz (Singapore e Austria) – Curatrice e docente

Toshiyuki Kita (Giappone) – Designer giapponese vincitore del Premio ADI Compasso d’Oro

Beate Reifenscheid (Germania) – Direttrice del Ludwig Museum di Coblenza e Presidente di ICOM Germania.

Novità della 15^ edizione è l’Advisory Council, un “comitato d’onore”, di supporto alla giuria, composto da personalità di rilievo accomunati da una profonda esperienza nel campo dell’arte a livello globale.

ADVISORY COUNCIL

Igor Zanti (Italia) – Curatore e critico d’arte, direttore di IED Firenze

Abhishek Basu (India) – Amministratore delegato di Basu Foundation, Calcutta

Principessa Alia Al-Senussi (Libia) – Senior Advisor del Ministero della Cultura, Arabia Saudita

Krist Gruijthuijsen (Germania) – Direttore presso KW Institute for Contemporary Art, Berlino

Mary Elizabeth Klein (Stati Uniti) – Direttore finanziario e operativo di Family Office, New York

Shaan Kundomal (Mauritius) – Amministratore delegato di Capital Horizon, Mauritius

Igor Rusek (Svizzera) – Membro del consiglio di amministrazione di ATAG Family Office, Basilea

Richard Frerejean Taittinger (Stati Uniti e Francia) – Fondatore e Direttore di Richard Taittinger Gallery New York e co-fondatore di Champagne Frerejean Freres in Avize, Francia

Alda Galsterer (Portogallo) – Co-fondatrice del Centro Culturale Carpintarias de São Lázaro, Lisbona

Joachim Pflieger (Francia) – Direttore generale di Fondation Fiminco, Romainville

IL NETWORK

Ogni anno Arte Laguna Prize collabora con partner internazionali, per offrire agli artisti opportunità in tutto il mondo.

5 Residenze d’arte

– Fabrica a Treviso (Italia)

– Espronceda a Barcellona (Spagna)

– Basu Foundation for the Arts a Calcutta (India)

– Farm Cultural Park a Favara (Italia)

Labverde nella Foresta Amazzonica (Brasile).

5 Gallerie d’arte

– Ki Smith Gallery a New York (Stati Uniti)

– Capsule Gallery a Shanghai (Cina)

– Arles Gallery ad Arles (Francia)

– Galerie Isabelle Lesmeister a Regensburg (Germania)

– Jonathan Ferrara Gallery a New Orleans (Stati Uniti)

3 Festival ed esposizioni

– Art Stays Festival a Ptuj (Slovenia)

– Art Nova 100 a Pechino (Cina)

– AlTiba-9 ad Algeri Algeria)

2 Art platforms

– Biafarin (Canada)

– Singulart (Francia)

Il circuito divulgativo di Arte Laguna Prize coinvolgerà alcuni brillanti Manager dell’Arte.

GLI AMBASSADOR

Anna Shvets | Russia ed Ecuador

Mohamed Benhadj | Nord Africa e Spagna

Elena Oranskaia  | Paesi Bassi e Ucraina

Sarp Kerem Yavuz | USA e Turchia

Raffaella Gallo | Cina (Shanghai)

Hongbin Zhang | Cina (Pechino)

Alessio Trevisani | Germania

Victor Alaluf | Argentina e Israele

Sanjana Shah | India

Nevena Ivanovic Guagliumi | Balcani

Gabriela Davies | Brasile

Gli artisti avranno visibilità sulla piattaforma online Arte Laguna World.

#artelagunaprize   #premioartelaguna

contact@artelagunaprize.com

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La cura dei libri 

Il Centro per il libro e la lettura apre il  programma del Festival 

Insieme – lettori, autori, editori, in programma dall’1° al 4 ottobre al Parco Archeologico del Colosseo e all’Auditorium Parco della Musica di Roma, con una riflessione e una testimonianza diretta sul potere taumaturgico della lettura; l’appuntamento è con

La cura dei libri

giovedì 1 ottobre ore 16, nella Cavea dell’Auditorium.

Un racconto su cosa i libri possano fare per noi, e cosa noi possiamo fare per i libri.

Durante il tempo sospeso, il tempo delle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, i libri sono stati di conforto, per evadere con la mente e per acquisire nuove competenze.

Le capacità affinate dall’abitudine alla lettura, inoltre, sono tornate utili per distinguere le notizie dalle fake news, la verità, dal rumore di fondo, e per capire come e dove approfondire gli argomenti principali legati alla pandemia.

Anche sul fronte medico la lettura è stata un’alleata fondamentale, come spiega Alberto G. Ugazio, direttore dell’Istituto per la salute del bambino e dell’adolescente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che condividerà con il pubblico l’esperienza del reale e quasi magico potere curativo dei libri nella crescita dei bambini.

Dalla scuola in ospedale alle tante attività di gioco e istruzione, in corsia o in casa, i libri si confermano strumenti irrinunciabili per una salute equilibrata dei più piccoli. 

A coordinare l’incontro, il direttore del Cepell Angelo Piero Cappello, il quale illustrerà anche le iniziative che il suo istituto cura da anni, come il Programma 0-6, il progetto Città che legge, le campagne nazionali Il Maggio dei Libri – nella quale rientra questo evento – e Libriamoci. Giornate di lettura nelle scuole.

Un appuntamento per scoprire come la cura dei libri sia quella che riceviamo dalle pagine che giungono in soccorso nei momenti bui o ci illuminano nella comprensione di noi stessi, di idee, fatti e persone, e anche quella di cui questa straordinaria invenzione ha sempre bisogno, affinché tale presidio di cultura e civiltà continui a diffondersi superando gli ostacoli, e ci accompagni con passione per tutta la vita.

La cura.

Non dimentichiamo mai quanto valore abbia.

Ufficio stampa

Il Maggio dei Libri 02 45475230

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Nelle mani delle donne

MyOwnGallery, Superstudio Più

Via Tortona 27 bis Milano

23 settembre – 29 ottobre 2020

La creatività è donna.

‘Nelle mani delle donne’ è un progetto declinato al femminile, tra arte, design, architettura e artigianato.

Superstudio crede al potere delle donne, e lo dimostra con un’esposizione che ha due anime complementari: “I Fiori della Materia” e “Narcisi Fragili”.


La prima a cura di Gisella Borioli, mette insieme designer e architette di dato anagrafico e background differenti: ogni donna presenta il proprio essere e il proprio lavoro, lasciando liberi i confini disciplinari, così come i preconcetti e i limiti di sesso e genere.


Artiste attente all’utilizzo delle materie prime, alla lavorazione, alla valorizzazione, alla sperimentazione di soluzioni nuove.

Le architette/designer con visione originale sono: Isabella Angelantoni Geiger, Vera Belikova, Mavi Ferrando, Francesca Gasparotti, Adriana Lohmann, Ilaria Marelli, Paola Navone, Elena Salmistraro.

La seconda, è promossa da Cramum: “Una stanza tutta per me” idea nata nel 2019, per ribadire la necessità di superare il gender-gap e dimostrare come le donne sappiano essere interpreti sensibili del Mondo, in grado di migliorarlo, con la loro forza, le loro visioni.

Caratterizzata da un approccio multidisciplinare alle diverse tecniche artistiche, a cura di Sabino Maria Frassà, indaga la bellezza e la precarietà dell’esistenza umana.

Le opere inedite “Scars” (Cicatrici) di Laura de Santillana, maestra del vetro, costituiscono l’inizio di un percorso che conduce

lo spettatore a riflettere sul futuro attraverso i lavori di: Daniela Ardiri, Flora Deborah, Giulia Manfredi, Francesca Piovesan.

“Nelle Mani delle Donne” si rivolge alle donne, ma non solo.

Un mese di esposizione, un mese che inoltre include due eventi dalla visibilità eccezionale in città: la Milano Fashion Week (22-28 settembre) e Milano Design City (28 settembre -10 ottobre).

Indossate le mascherine,

aprite i vostri occhi.

Ci si vede al Superstudio Più.


INFO:

Superstudio

Chiara Ferella Falda –  Direttore Comunicazione/Responsabile Progetti Speciali
phone +39 02 422501  


 



 



 

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See you on the Wild Side

“Ma tu che fatt’ e capill’? Te vec’ cchiù selvagg’, cchiù leoness’”. (Gomorra)

Ph: Lou

Per vedere l’essenziale, ciò che è fondamentale, e non, accidentale, accessorio, superfluo, guardo da una nuova prospettiva.

Quella di Cosimo.

“Insomma, l’amore per questo suo elemento arboreo seppe farlo diventare, com’è di tutti gli amori veri, anche spietato e doloroso, che ferisce e recide per far ricrescere e dar forma”.

“L’amore riprendeva con una furia pari a quella del litigio. Era difatti la stessa cosa, ma Cosimo non ne capiva niente.
– Perché mi fai soffrire?
– Perché ti amo.
Ora era lui ad arrabbiarsi: – Mi fai soffrire apposta, allora.
– Sì, per vedere se mi ami.
La filosofia del barone si rifiutava d’andar oltre.
– Il dolore è uno stato negativo dell’anima.
– l’amore è tutto.
– Il dolore va sempre combattuto.
– l’amore non si rifiuta a nulla.
– Certe cose non le ammetterò mai.
– Sì che le ammetti, perché mi ami e soffri”.

“…ma le cose che voleva dire lui non sono lì, è altro che lui intendeva, qualcosa che abbracciasse tutto, e non poteva dirla con parole, ma solo vivendo come visse. Solo essendo così spietatamente se stesso come fu fino alla morte, poteva dare qualcosa a tutti gli uomini“.

“Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così”.

“Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori”.

(Italo Calvino, Il barone rampante).

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StappAmi

Ci siamo.

(Era ora)!

Senza ulteriori indugi vi presento il nuovo nato in casa cicaleebiliardino, figlio della ‘cicaleebiliardino family’.

Un pendant, un portafortuna.

StappAMI

(edizione limitata)

è frutto di un’idea di mia sorella Gaia e della sottoscritta.

Dopo un periodo così duro, come quello dal quale pian piano proviamo a venir fuori, è il momento di STAPPARE e di AMARE.

È sempre il momento di stappare e di amare, oggi, se siamo qui, abbiamo qualche motivo in più per farlo.

Mi auguro vi piaccia.

Affinché StappAMI possa essere anche vostro, non dovete far altro che ordinarlo (in alto a destra, da dispositivo mobile occorre visualizzare il sito intero).

In men che non si dica, vi sarà consegnato.

Per info, curiosità o anche solo per salutarci, invece, inviate una mail:

stappami@yahoo.com

Il prezzo, simbolico (le idee, quelle nelle quali crediamo, che per noi hanno valore, in un parallelo mondo immaginario, non richiederebbero denaro) è qui, nel mondo reale, di 15 euro.

Poco meno di una pizza da Cracco in Galleria, per intenderci.

Mi raccomando, non smettete mai di stappare e di amare.

Io, dal canto mio, non lo farò.

(Guarda video)

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News, News, News!

Siete pronti?

Siete caldi?

A breve una super news.

La creatività ha colpito ancora?

Cosa accade se si uniscono due cuori e due teste?

L’AMORE è quanto di più bello ci sia al mondo, in ogni sua forma.

Questo non c’entra, ma c’entra sempre.

L’importante è che tu mi AMI.

Curiosi?

Vi chiedo di aspettare ancora un attimo.

I hear the thunder coming down.

La Cicala

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Una donna da sposare

Un mio amico – un uomo che ha l’aspetto e i modi di chi la sa lunga –

avendo visto in anteprima il video che vi propongo in questo post, ha così commentato:

“Alessia sei proprio una donna da sposare. ‘La’ donna da sposare. Questa quarantena ti ha fatto sbocciare”.

Addirittura.

Lo dice lui, e, se lo dice lui, ho qualcosa su cui riflettere;

sulla millenaria e sempre attuale istituzione matrimoniale, ad esempio,

sulle situazioni socio-patrimoniali legate ad essa,

sui compromessi, i diritti e gli obblighi che comportano le unioni tra ‘congiunti’, per usare un termine da DPCM.

Sull’etimologia stessa della parola:

il termine deriva dal latino matrimonium, unione di due parole, mater, madre, genitrice e munus, compito, dovere; il matrimonium era, nel diritto romano, un “compito della madre”, intendendosi come legame che legittimava i figli nati dalla coppia.

La parola patrimonium indicava il “compito del padre” di provvedere al sostentamento della famiglia.

Ah ma cosa faccio, cosa faccio?

Perché mai mi perdo in questi pensieri?

Questi non sono pensieri da lockdown;

piuttosto, non so voi ma io, augurandomi la cosa sfugga alla tecnologa alimentare di cicaleebiliardino.com, metterei qualcosina sotto i denti,

e, prendendo in prestito le parole di Victor Hugo, dico a gran voce:

“Niente al mondo è così potente quanto un’idea della quale sia giunto il tempo”.

A scanso di equivoci, mi riferisco all’idea del cibo, non, a quella del matrimonio…

(Guarda video)

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Una storia antica



Fermi tutti.

Qui si parla di una storia antica.

Una storia d’amore.

Un amore privo di condizioni,
quello tra me, e il vino.

Finalmente,
una storia senza fine.

Antonio Albanese
sotto il suo grembiule da sommelier,
già TREMA.

Con tanto di tastevin al collo, arriva ALDG sommelier!
:))
Antonio Albanese
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#noimilano

Ci può essere azione anche nell’attesa.

Il 25 marzo 2020 è nato #noimilano: un marchio per progetti, idee, iniziative rivolte al risveglio della città post virus con particolare interesse ai settori industriali che più la caratterizzano.

Un viaggio attraverso le immagini di un luogo che ha sempre corso, e dopo la tempesta, vorrà farlo più forte. Sapete cosa intendo.

Prima o poi, tornerà la normalità; sarà una ‘normalità diversa’, rispetto a quella conosciuta, vivremo un’inconsueta socialità, ricominceremo, sempre si ricomincia; avremo acquisito nuove abitudini che costituiranno la nostra quotidianità.

A Milano, la città nella quale ho scelto di vivere ancora un po’ (non la mia città, Napoli – che ho nel corredo cromosomico: alla genetica non si sfugge – la Napoli della solidarietà, dei ‘panarielli‘ con la frase di San Giuseppe Moscati, della ricerca, dell’ironia e della generosità),

a Milano, la città dalla quale non sono fuggita, per raggiungere i miei cari – siamo anche le vie che decidiamo di percorrere, o di non percorrere – affronto in completa solitudine la quarantena;

io basto a me stessa, (l’ho scritto su un Post-it per non dimenticarlo)

i giorni dell’interiorità: terreno fertile per la riflessione.

Soprattutto con un’amaca a disposizione.

Una quarantena che ha il suono delle ambulanze, delle campane, del panico e della tristezza, certo, ma sogna in grande: c’è anche il cinguettio degli uccelli, il suono del Bourbon versato nel bicchiere di cristallo, del tapis roulant in movimento, il profumo delle opere di Hemingway, delle emozioni filtrate, dei ciliegi in fiore esplosi con la sopraggiunta primavera, della pizza appena sfornata, l’odore del coraggio e della paura, il sapore dell’informazione, della meditazione, del rigore, delle restrizioni draconiane, dell’amor patrio, della tolleranza, e del silenzio – ma di questo, poi si dirà, probabilmente;

Sono a Milano dunque.

Milano, la ‘città di tutti‘, quella che nel frattempo, resiste.

Si evolve guardando il mondo e attingendo alle sue migliori risorse.


“Per capire Milano bisogna tuffarvisi dentro, tuffarvisi, non guardarla come un’opera d’arte”. Guido Piovene

Un metro di distanza, code interminabili al supermercato: non sarà per sempre.

Milano reagisce alla complessità utilizzando gli strumenti che le sono peculiari, rendendola una delle metropoli più moderne al mondo.

BelVivere Media presenta 5 giorni in cui gli attori della vita produttiva, creativa e culturale della città sono protagonisti di una kermesse che rimescola energie e forza di volontà.

Moda, Food, Design, Musica, Sport, Arte, Cinema Letteratura, Sostenibilità.

Il Gruppo BelVivere editerà nel mese di Maggio un libro fotografico realizzato attraverso le immagini prodotte dagli abitanti di Milano, che stanno vivendo, con spirito di condivisione, una situazione fino a pochi mesi fa inimmaginabile.

Si tratterà di un’espressione cartotecnica fatta di diversi materiali e molte sorprese.

Ogni libro, dei 3000 stampati, sarà numerato a mano per conferire al prodotto assoluta unicità. Il ricavato delle copie vendute verrà devoluto al FONDO MUTUO SOCCORSO del Comune di Milano, destinato ad aiutare coloro che più di altri sono stati messi in difficoltà dalla diffusione del CoronaVirus e a sostenere la ripresa delle attività cittadine.

Collante e guida di eventi e location sarà un free press in edizione cartacea e digitale distribuito in città attraverso 1000 corner. La pubblicazione conterrà una mappa con 10 itinerari tematici e gli orari degli eventi.

Entro i primi di Giugno, le 18 testate del Gruppo BelVivere e i loro mondi di riferimento, daranno vita ad un percorso attraverso location emblematiche della città.

Tutti gli spazi (Produzione-Distribuzione-Comunicazione) facenti capo ai settori prescelti, potranno diventare protagonisti del circuito, rendendosi disponibili a creare al loro interno contenuti di interesse per chi risiede o visita Milano.

Una mostra riassumerà le storie raccontate nel libro.

A partire da sabato 28 marzo è attivo un profilo Instagram attraverso il quale sono raccolte le immagini: un reportage della città, delle piazze, dei monumenti, e dell’umanità dimostrata in questo momento.

L’evento sarà sostenuto non solo sul sito corporate (http://www.belviveremedia.com) ma anche su tutti i siti delle testate della casa editrice, oltre che sui principali social.

Blogger e personaggi di rilievo parteciperanno e supporteranno gli eventi.

Un’app, permetterà di consultare in ogni momento la mappa e il calendario.

Milano? Giorgio Armani la vede così: “Lo stile di Milano lo sintetizzerei con tre D: discrezione, disciplina, dovere. In un mondo che tende alla cialtroneria, all’anarchia dei comportamenti, e alla furberia, ben venga il calvinismo milanese!”.

#noimilano#iorestoacasa#italy#quarantena#coronavirus#immagini#diegovalisi#belviveremedia#noimilano2020#mostra#book#press

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Che il microbiota ci protegga

Smettiamola di fare serie e serie di piegamenti davanti al frigo per vedere cosa nascondono gli ultimi ripiani!

Non è quello che si intende quando si parla di training indoor


seguiamo piuttosto le linee guida della tecnologa alimentare di cicaleebiliardino

– esperta in nutrizione ed alimenti –

è stata sua premura voler condividere con noi qualche consiglio in questo momento così delicato;

indicazioni per uno stile di vita sano ed un’alimentazione ideale,

ideale innanzitutto, per il nostro microbiota (l’insieme di microrganismi presente nel nostro intestino: milioni di batteri formati da geni, un terzo dei quali è comune a tutti gli esseri umani e il resto differente da persona a persona).


Chiusi in casa diventa difficile contrastare scelte scorrette, scelte che potrebbero portare alla bulimia nervosa; proviamo piuttosto ad aumentare le difese immunitarie.

Occorre porsi degli obiettivi quotidiani, non rinunciare alla colazione, come spuntino mattutino preferire frutta di stagione, rispettare tutti gli altri pasti: pranzo, merenda, cena.

Attenzione nel fare la spesa: il carrello dovrebbe essere il trionfo dei cibi ‘amici’.


Si alla frutta secca, ai grassi, una corretta dose di grassi buoni riduce gli attacchi di fame e riequilibra la flora intestinale (burro, olio EVO, panna).


Proteine: pesce – contiene acidi grassi, omega 3 e polifenoli –

legumi secchi (quelli in scatola sono un’opzione solo se non si ha tempo, e mi pare non sia il nostro caso)

formaggio, uova,

poca carne, soprattutto poca carne rossa, poiche’ infiammante;

se possibile scegliete carne di animali cresciuti all’aperto, carne certificata, non prendete carne proveniente da allevamenti industriali, dove gli animali sono nutriti con mangimi trattati, farmaci, e ormoni.

Un test facile da fare è questo: quando cuocete la carne
se si riduce considerevolmente significa che è piena di acqua ed ormoni.

Non demonizzate i carboidrati, quelli integrali sono ottimi (riso venere, pasta integrale), evitate carboidrati ad alto IG – indice glicemico.

Fondamentali le vitamine;

gli agrumi ne contengono molte, oltre al fruttosio, ai sali minerali, agli acidi organici e alle fibre: importanti per il nostro intestino, fonte di antiossidanti, e aiuto indispensabile per attivare il metabolismo.

Per sfruttare al massimo il frutto, scegliete arance biologiche: gli oli essenziali contenuti nella buccia sono un toccasana per fegato e pelle, utilizzando la centrifuga non buttiamo via nulla.

Troverete un ottimo alleato per la vostra salute, nelle arance rosse, queste migliorano i processi digestivi e riducono la glicemia.

Per sopperire alla carenza di ferro sono adatti i pompelmi, sebbene poveri di potassio e di vitamina C, in confronto ad altri agrumi, detengono il primato di sodio.

Il kiwi ha proprietà benefiche sull’intestino pigro, i mirtilli e le banane riducono la fragilità capillare e rafforzano la struttura del tessuto connettivo.

Le fragole sono preziosissime in virtù dei flavonoidi, del calcio, del magnesio, della vitamina C, del potassio;

favoriscono la produzione di collagene ed aumentano la secrezione di un ormone, l’adiponectina, questo diminuisce l’assorbimento degli amidi.

Sono squisite al naturale (tenetele prima in ammollo in acqua 20 minuti) condite con una spruzzata di limone oppure aceto balsamico o ancora provatele accompagnate da una noce di burro: una delizia.

Le mele: vogliamo toglierlo giusto questo medico di torno?

La mela contiene acqua, fibre, proteine, zuccheri e sali minerali, tutto in un equilibrio perfetto.

Sapevate che la mela rientra tra i ‘falsi frutti’? Il vero frutto è il suo torsolo.

Ricordo di esserne rimasta stupita quando l’ho scoperto durante i miei studi universitari.

La mela è ben digerita sia dai bambini che dagli anziani, allora, resettiamo il nostro microbiota, scegliamo cibi come se ci stessimo svezzando.

Dobbiamo considerare il cibo un messaggio positivo per il nostro corpo, soprattutto durante il lockdown.

Poco tempo fa, prima che si scatenasse la pandemia globale, ero in Brasile, dove ho scoperto le benefiche proprietà dell’acqua e dell’olio di cocco.

Se riuscite a reperire cocco fresco prendetelo.

In India, dove il frutto è usato tantissimo, ci sono poche malattie cardiocircolatorie legate all eccesso di grasso nel sangue.

L’olio di cocco ha un altissima concentrazione di acido laurico, lo stesso acido è abbondante nel latte materno, quando questo entra in contatto con gli enzimi digestivi avviene una reazione chimica che lo trasforma in un potente antimicrobico, in un antivirale naturale e in un efficace antisettico.

Evidenze scientifiche dimostrano abbia un ruolo anche nel controllo degli zuccheri e nella prevenzione del diabete, oltre ad avere proprietà antifungine.

Il nostro microbiota ci chiede di consumare frutta e verdura. Ascoltiamolo.

Non mi stancherò mai di dirlo: bevete acqua, la semplice acqua rappresenta il costituente principale dell’organismo umano;

meglio scegliere acqua con un ph inferiore di 7, un peso del residuo secco inferiore a 150 mg e temperatura alla fonte inferiore ai 10 gradi.


I lactobacilli e i bifido batteri, sono una manna dal cielo, li troviamo nello yogurt.

Attraverso l’alimentazione possiamo influenzare dunque il microbiota intestinale, stimolando lo sviluppo di batteri buoni e sopprimendo quelli cattivi.

Non dimentichiamo i cibi anticancro: cavoli, broccoli, aglio, cipolla, prezzemolo, soia, sedano, carciofi, pomodoro, frutti di bosco e noci.

Il pomodoro ha il licopene, Il mio compianto professore, Giacomo Randazzo, biochimico, sosteneva che il licopene é un antiossidante naturale.

Usate le spezie, in particolare il curry, la curcuma, l’origano.

Evitate gli insaccati.


Salate poco e bevete poco alcol.

Lo so, è dura, ma bevete poco alcol.

Dite no alle preparazioni alimentari lavorate, ai cibi già pronti.

Attenzione alle etichette: se un cibo ha piu di 3 ingredienti non prendetelo.

Parliamo della cottura: si al cibo crudo, al vapore e al forno, attenzione alla griglia: la parte nera (bruciata) di questi cibi è cancerogena .

Friggete solo sporadicamente.


Ippocrate diceva:

“Fa’ che il cibo sia la tua medicina e la medicina il tuo cibo”.


Coccolate il vostro microbiota, aggiungo io, vi proteggerà.

Dott.ssa Gaia Luongo.

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Chest’é (That’s it)

– Fabio Magnasciutti –

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Attico

Alle porte di Milano, il nuovo spazio dell’Hotel Litta Palace.

Un contenitore di design pieno di luce. Un salone delle feste. Una lounge. Un luogo per eventi, business o leisure che siano.

Tutto questo è Attico, spazio che ha appena aperto i battenti.

L’intento, è di offrire ai propri ospiti un contesto di incontro unico, dallo stile sospeso tra industriale e contemporaneo;

un luogo di aggregazione disegnato nel 2004 dall’architetto Luca Scacchetti.

Duecentocinquanta metri quadri interni a cui si affiancano oltre cento metri quadri di terrazza affacciata sulle Alpi.

Un involucro cangiante e versatile, capace di mutare volto a seconda del suo utilizzo: si passa dalle company dinner ai concerti, dalle conferenze ai meeting, dai party alle proiezioni.

Il progetto di restyling è stato affidato allo Studio Reveria di Laura Delfina Sari, che ne ha ridisegnato le forme ottenendo un risultato informale.

La doppia esposizione vetrata, rende l’ambiente leggero agli occhi.

I materiali?

Legni laccati, metalli, tessuti di varie intensità e trame, oggetti inusuali.

All’ingresso, una zona bar, intonaco grezzo color terra, tavoli alti e sgabelli.

A seguire, due sezioni: l’ala sinistra, dal sapore morbido e accogliente, allestita con divani e poltroncine.

L’ala destra, mutevole, tecnologicamente avanzata.

Forme arrotondate, boiserie, pietre come il Ceppo di Gré, tavoli in lamiera, carta da parati, tappeti morbidi e pezzi anni Cinquanta.

Gli arredi sono in parte firmati da marchi del design Made in Italy, ma non manca il ‘su misura’, realizzato grazie a diverse realtà artigiane del territorio.

L’interno dialoga con l’esterno, affacciandosi sulla terrazza – anch’essa modulabile – con catini, tronchi, botti al posto di tavoli e sedute, piante tropicali.

Attico, Via Lepetit 1, Lainate (Milano).

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Welcome 2020

OH, EHI!

Un anno nuovo di zecca.

Vi auguro, ed auguro a me, di scoprire il mondo con un incanto sveglio, che vada a braccetto con lo stupore: occhi brillanti e animo luccicante;

auguro, a me, e a voi, un camino scoppiettante e un tappeto morbido sul quale stendersi, aerei che non incontrino turbolenze e intimo di cashmere, abbracci accoglienti che durino più di 30 secondi;

auguro, a me, e a voi, buoni libri, vini rossi corposi e meditativi, vuoti da riempire con amore.

Auguro a tutti, me compresa, tovaglie di fiandra e lenzuola di seta, libertà e impegno, una gita al faro e parole che rispecchino il nostro sentire.

Quello che mi piace pensare ci sia, nel nuovo anno, per noi, è una fluida comunicazione con l’altro;

auguro, a me, e a voi, qualcuno di speciale da viziare, amici con cui ridere fino alle lacrime.

Mi auguro continuiate a crescere, a porvi domande, a capire, ed evolvervi, esattamente, tutto ciò che auguro anche a me.

Grazie.

(Guarda Video)

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Sfogliando il mare

Il cocktail champagne G.H.MUMM, organizzato per la presentazione del nuovo numero di YATCH CAPITAL, creatura di Milano Fashion library/Bel Vivere Media (realtà editoriale, multimediale, di eventi; valorizza l’eccellenza, è dedicata al “bel vivere” italiano),

è stata l’occasione, nella sede storica di Via Alessandria 8, per bere bolle, gustare un risotto allo Champagne Mumm, e ritrovarsi immersi in un’atmosfera di partecipazione e sorrisi alla straordinaria presenza di Giovanni Soldini: brillante ed ironico protagonista della serata, insieme al Direttore Antonio Vettese.

Giovanni, il più grande velista italiano, quando non è in barca fa il contadino sul suo trattore; ha ricevuto dai suoi genitori il coraggio di vivere come ci si sente, come si vuole.

Da bambino, già riconosceva l’odore della libertà.

È il marinaio più capace da Trieste in giù.

Il suo volto, tracciato da rughe figlie del cocente sole, si apre in grandi risate, sostenute dalla gestualità di mani forti.

Era dislessico, ed è diventato un Dio del mare, non stando solo al timone delle barche, ma costruendole anche.

Aveva 25 anni, quando ha compiuto il suo primo giro del mondo ed era solo.

Ha conosciuto la paura, ma nei momenti più duri ha lasciato spazio ad altro;

ha incontrato cetacei, onde, tempeste, pirati, se stesso.

Cicale e biliardino, grazie all’ospitalità del padrone di casa, Diego Valisi, ha incontrato Lui.

Una serata dove il buonumore, il profumo della carta, della moda e del mare, hanno fatto da padroni.

È sempre fonte di entusiasmo, ciò che accade, in quello che è uno dei miei posti del cuore a Milano.

Buona visione.

(Guarda video)

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Arte e sostenibilità al Volvo Studio

Matilde Sambo

Stato Sottile

Installazione, video screening e intervento sonoro a cura di: Giulio Verago, Viafarini.

Mercoledì 27 novembre 2019, ore 19.00

Volvo Studio Milano.

Sei eventi di arte contemporanea sul tema della sostenibilità da novembre 2019 a marzo 2020, eventi, che coinvolgeranno i professionisti del mondo dell’arte ed il pubblico, in performance, interventi sonori, esposizioni e talk.

La veneziana Matilde Sambo apre gli Art Encounters, Six Steps Forward for One Step Back, con il suo progetto multimediale.

Alcuni ospiti: Armin Linke, Andreco, Giovanni Vetere, Lorenzo Balbi, Andrea Lerda, Angela Vettese, Threes.

Sarà un percorso a tappe verso Miart, fiera d’arte moderna e contemporanea, che avrà luogo a Milano dal 17 al 19 aprile 2020.

La Sambo modificherà lo spazio attraverso tre componenti: l’installazione site specific Metempsicosi, un intervento sonoro caratterizzato da una composizione di field recordings e la proiezione dell’opera video Fairy Cage.

L’installazione Metempsicosi andrà a velare una delle vetrate di Volvo Studio: per assemblarla, l’artista si servirà di fogli di soia semicircolari cuciti insieme.

La soia e la sua fragilità si ricollegano alla cura, tema ricorrente nella ricerca dell’artista: sostenibilità significa proprio prendersi cura del pianeta, trovando forme di azione che non incidano su di esso.

Il video screening di Fairy Cage (2018) offrirà uno spunto di riflessione sul rapporto tra uomo e natura, e sul suo fragile equilibrio.

Ufficio Stampa:

elena@lightboxgroup.net

alessandra@lightboxgroup.net

Lightbox | Art Publishing and Communication

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Il primo passo

“In cammino” è il filo conduttore di Incipit: seconda edizione del festival letterario prodotto da Associazione Incipit con la direzione artistica di Laura Guglielmi e la direzione organizzativa di Daniela Carrea.

Si svolge a Genova, in una quindicina di luoghi storici, da martedì 12 a domenica 17 novembre 2019. Sei giorni per incontrare oltre cinquanta scrittori. Sei giorni per capire da dove ognuno di loro è partito per mettersi in cammino e realizzare il suo incipit;

l’inizio di un libro, di un viaggio, di una nuova vita, di una fuga verso un altro universo.

Si può cominciare o ricominciare da un posto, una persona, una parola, un incontro, un’idea.

Basta fare ‘quel’ primo passo, reale o metaforico, mettersi per l’appunto in cammino e cambiare prospettiva.

Per questo, Incipit è anche un invito a esplorare luoghi inusuali della città, dimore storiche o residenze private che si aprono in questa occasione, come l’appartamento in salita San Francesco 7/3, dimora della Nuit de Gênes di Paul Valéry o Castello D’Albertis, Galata Museo del Mare, la ferrovia Genova-Casella, il parco di Villetta Di Negro, Palazzo Montanaro, Palazzo Ducale, Castello McKenzie, luoghi noti e meno noti, scelti per stimolare un nuovo sguardo su un mondo in continua evoluzione.

Ma gli scrittori rimangono i veri protagonisti del festival, ben sapendo che ci si esprime sia scrivendo che leggendo, o annusando i profumi dei libri, del cibo, dei giardini e dei boschi, luoghi mentali e fisici dove un nuovo equilibrio diventa possibile.

Incipit è prodotto con il sostegno di Regione Liguria e Comune di Genova, la sponsorizzazione di Crédit Agricole, Cosme, Villa Montallegro, Hotel de Ville e Mimoto, fra gli altri.

“Tutti siamo in cammino – dichiara Laura Guglielmi – verso qualcosa, in questo momento storico così difficile, gli umani sono sempre stati in cammino, in realtà, come lo sono i personaggi di tutti i romanzi, che sempre subiscono una trasformazione attraverso un cammino interiore.

Che il cammino sia importante, lo dice la nostra più grande opera letteraria nel suo primo verso:

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi trovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita.

E con questo incipit che conosciamo tutti, vi invitiamo a smarrirvi con noi”.

Il festival letterario Incipit 2019, si avvale di un comitato artistico composto da Elisa Brivio, Arianna Dèstito, Arianna Ferri, Antonella Grandicelli, Bruno Morchio e Deborah Riccelli.

Martedì 12 novembre al Castello d’Albertis inaugurano il festival due scrittori per cui l’atto del camminare è diventato parte integrante della loro produzione letteraria.

Grazie a loro, è possibile scoprire mondi che ci circondano ma che a volte non vediamo: sono Antonio Moresco e Paolo Rumiz.

Mercoledì 13 novembre è il momento del cammino che compiono i migranti per arrivare in Europa. Kaha Mohamed Adem, Elvis Malaj e Gholam, provenienti da Somalia, Afgahnistan e Albania, scrivono in italiano e hanno pubblicato le loro storie.

In collaborazione con il Salone Orientamenti, Alessandro Vanoli dialoga con le professoresse Maura Ricca e Sara Serafini sul Cammino di Santiago.

Mercoledì 13 e venerdì 15 novembre, il festival si arricchisce della collaborazione con due scuole di scrittura creativa genovesi dirette da Emilia Marasco e Sergio Badino: Officina letteraria ha fatto incontrare i suoi migliori studenti con dei migranti e ne sono uscite storie a quattro mani, apposta per Incipit.

Giovedì 14 novembre, sarà la giornata dedicata agli scrittori Liguri.

Appuntamento a Palazzo Montanaro, dove ha vissuto per alcuni anni il grande poeta Paul Valéry, una dimora stupefacente arredata come era a fine Ottocento, con Michele Vaccari, Marino Magliani e Giacomo Revelli. Tra di loro un infiltrato, Ilja Leonard Pfeiffer, lo scrittore più famoso d’Olanda, che a Genova ha dedicato un libro e un film, La Superba (Feltrinelli).

Nella stessa giornata Riccardo Gazzaniga ed Emanuela Abbadessa si confrontano sugli stili di vita che corrispondo a identità difficili da gestire, in una società che spesso non sa coltivare le differenze.

Venerdi 15 é in programma un incontro sulla letteratura per ragazzi organizzato in collaborazione con il Premio Andersen, dedicato all’allunaggio nel cinquantesimo anniversario della Missione Apollo 11: ne parlano Anna Vivarelli e Guido Quarzo, autori de La notte della luna (Einaudi).

Saremo in cammino verso il Medioevo con due signori della narrativa italiana, Giuseppe Conte ed Ernesto Ferrero, autori rispettivamente di I senza cuore (Giunti), un giallo storico sulle imprese di Guglielmo Embriaco, e San Francesco e il Sultano (Einaudi), sull’incontro di Francesco con il Sultano d’Egitto, in cerca del dialogo interreligioso.

Sabato 16 novembre si comincia con la camminata mattutina a Villetta Di Negro, tra le statue di uomini che hanno avuto a che fare con la scrittura, proseguendo con il cammino della cura.

Andrea Carlo Cappi ricorda Andrea G. Pinketts, scomparso nel dicembre 2018.

A seguire, la chiusura a Palazzo Ducale con lo svedese Bjorn Larsson, autore di fama internazionale.

Domenica 17 novembre zaino in spalla: si prende il trenino di Casella con a bordo tre scrittrici che racconteranno il loro lavoro.

Il festival iniziato al Castello D’Albertis, si conclude a Castello McKenzie, dopo aver attraversato il centro storico in lungo e in largo, per concludere con Marco Buticchi, grande viaggiatore per tutti i continenti e autore di bestseller.

La seconda edizione di Incipit è inoltre percorsa da due fili rossi.

Il primo riguarda le Graphic Novel: un modo sempre più apprezzato di leggere storie.

L’Atlante delle avventure e dei viaggi per terra e per mare (Edt Edizioni) dedicato ad Emilio Salgari, a cura di Anselmo Roveda e con le illustrazioni di Marco Paci che ci porta in giro per il pianeta,

Sotto il velo, di Takoua Ben Mohamed, italiana di origine tunisina, romana de Roma che a 12 anni ha scelto di mettere il velo e da quest’esperienza ha tratto delle strisce comiche (Becco Giallo Edizioni); poi la storia della prima reporter Nellie Bly.

Il secondo filo rosso segue, invece, il tema della sostenibilità ambientale attraverso vari appuntamenti, supportati da Cosme, Mimoto e Orto Collettivo.

Si comincia martedì 12 novembre con lo show cooking di Lorenzo Biagiarelli, che realizza tre ricette con i prodotti a km zero dell’Orto Collettivo, e interviene nell’incontro “Qualcuno da amare, qualcosa da mangiare” con la compagna Selvaggia Lucarelli.

Si prosegue mercoledì 13 novembre con la presentazione del documentario Appennino Pop di Maurizio Carucci e venerdì 15 con Fabio Deotto, Giuseppe La Spada, Marco Faimali e i ragazzi del movimento Friday For Future Genova.

(Guarda video)

Segreteria e organizzazione:redazione@incipitfestival.it

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Il Festival del Classico a Torino

Si è da poco conclusa la seconda edizione del Festival del Classico,
un viaggio attraverso i tempi e i modi della verità;

la ricerca di quest’ultima continua ad avere molti paladini: sono accorsi in migliaia al suo richiamo e la seconda edizione del Festival si è tramutata in un’impresa, come quelle nobili dei cavalieri di un tempo; ha coinvolto relatori e pubblico.

Quattro giorni avvincenti, giorni di esplorazioni, e l’invito a non sospendere mai le ricerche, a proseguire nell’interrogazione radicale di se stessi.

Luciano Canfora, presidente della manifestazione, ha dichiarato:

«Non so quanto possa incidere sul tessuto civile il “Festival della cultura classica”, ma certo vien da pensare che, in momenti in cui reticenze e ambiguità dominano la parola politica, un’intera tornata di studi e di letture pubbliche intorno al nesso verità/libertà è salutare. La cultura moderna porta dentro di sé quella antica – nel senso drammatico della consapevolezza del costante riproporsi, in noi, di dilemmi etico-politici, religiosi e scientifici che quel mondo seppe impostare».

«C’è stata una grande risposta del pubblico, un pubblico coinvolto, attento, stimolato da un tema alto di cui si avvertiva il bisogno – ha commentato Ugo Cardinale, curatore della rassegna – Torino si è rivelata una città d’avanguardia, capace di offrire un ruolo attivo a tutte le generazioni. Il successo è stato certamente merito della macchina organizzativa, efficiente e impegnata in un’impresa corale».

Otto location: tre sale al Circolo, l’Aula Magna della Cavallerizza Reale, Il Teatro Carignano, la Sala dei Mappamondi all’Accademia delle Scienze e la Sala Codici al Museo del Risorgimento, la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino.

Record di affluenza per gli incontri con: Lella Costa, Umberto Galimberti, Bruno Centrone e Piergiorgio Odifreddi.

Ma di cosa è fatta questa verità che rende liberi? Perché è così difficile trovarla, riconoscerla, dimostrarla, e quali identità assume nei diversi contesti in cui opera?

Una prima risposta è arrivata graieri al Torneo di disputa classica, dal suggestivo sottotitolo Antiche lezioni per moderni dilemmi.

Argomento del dibattito: la verità è assoluta?

I vincitori hanno sostenuto la tesi contraria e per difenderla hanno argomentato attingendo dal pensiero antico e dalla filosofia contemporanea. Per Canfora, il pericolo più immediato ed evidente è quello del “falsovero”, verità che sono tali sono in apparenza e la cui verosimiglianza impedisce di intuire il camuffamento; di questi strumenti si serve il potere, per precludere l’accesso a ciò che è vero. Secondo Massimo Cacciari il problema nasce dal carattere delle verità che muovono l’agire: a differenza della scienza che poggia su assiomi e teoremi vincolanti per tutti, la politica si muove nell’indefinito della retorica, della contraddittorietà, sfruttando tale condizione come alibi per non dover rendere conto ai cittadini: occorre ripensare questa pratica, avere il coraggio di definire valori, limiti e obiettivi, e riunificare la cultura umanistica e quella scientifica riconoscendone finalmente lo statuto comune.

Recuperare le parole che stiamo smettendo di usare per salvarle dall’oblio è stato l’invito di Massimo Arcangeli, mentre una nuova consapevolezza circa l’origine e il significato autentico della parole che usiamo è stato l’appello di Gian Luigi Beccaria, che partendo dal retaggio classico della nostra lingua ha svelato i retroscena etimologici di termini come “fede” e “tradire”, rispettivamente “impegno” e “consegnare”, mostrando le conseguenze fattuali e storiche del prenderli alla lettera o del fraintenderli. Diverso ancora il monito arrivato da Salvatore Natoli: certo, dire la verità significa dire le cose come stanno, ma per farlo occorre capire effettivamente cosa significhi questo loro stare così o altrimenti; da tale difficoltà ontologica discendono le tante definizioni di verità succedutesi nel tempo – disvelamento, corrispondenza, interpretazione, esperienza, dimostrazione. Su quella che sembra un’impresa impari e dai risvolti tipici della tragedia, si è invece accesa la luce rischiaratrice della commedia grazie a Lella Costa e al suo reading di commedie classiche: la verità, in questo caso, è quella che i potenti non vogliono ascoltare, che scaturisce dalle vicissitudini quotidiane e dalla saggezza pratica delle donne, esperte di pazienza e dissimulazione, amministrazione e compromesso, le uniche in grado di smascherare le mezze verità gonfiate sino a diventare menzogne, e riconciliare le fratture aperte dalla hỳbris degli uomini.

Un altro volto ancora della verità è stato ritratto da Federico Condello e Valerio Magrelli, quello del vero nella poesia: i versi ci parlano come una voce che fa appello alla coscienza e che attraverso metriche, figure e accenti diversi riporta sempre alle questioni fondamentali, agli interrogativi che dominano la nostra esistenza. Una narrazione diversa, mitica, è stata poi proposta ai più piccoli da Merende Selvagge, che ha fatto riascoltare gli echi delle storie omeriche. La forza del concetto di verità supera le sue molte declinazioni: questo il messaggio trasmesso da Franca D’Agostini e Maurizio Ferrera, secondo i quali l’odierna degenerazione della democrazia in “teatrocrazia”, in messa in scena del “creduto vero”, dipende dalla nostra mancata comprensione e quindi sottovalutazione dell’idea stessa di “verità”, delle sue implicazioni vincolanti, per cui le forme che poi essa assume – opinioni e credenze – appaiono come il vero problema non essendone, invece, che un mero effetto. E una sorta di fraintendimento radicale è anche alla base, secondo Maurizio Bettini, del declino del nostro senso di umanità: abbiamo dimenticato cosa significhi essere umani, qual è l’origine di quei diritti fondamentali che dovremmo riconoscere a tutti e che invece, dall’antichità ad oggi, ancora hanno bisogno di essere riscoperti e difesi.

Un analogo richiamo alla classicità è arrivato da Ivano Dionigi, perché l’educazione alla verità, cioè il coraggio di osare sapere, finanche ciò che più ci turba, mette al riparo dalle spiegazioni troppo riduttive, dalle finte verità consolatorie; è qualcosa che il pensiero umanistico e classico impartivano con regolarità e che oggi è quanto mai indispensabile per essere attori e non solo spettatori di sfide e rivoluzioni.

Deformazioni ideologiche e falsificazioni delle verità storiche sono i “mostri” contro i quali hanno messo in guardia Gino Bandelli, Giovanni Brizzi e Sergio Roda, mentre per Adriana Cavarero, Valentina Moro e Giorgio Ieranò le inside maggiori arrivano dalla malia del linguaggio, quel potere persuasivo messo in scena ad esempio dalle tragedie di Sofocle e che oggi come ieri dimostra la natura duplice – affascinante e terribile – della retorica.

Umberto Galimberti si è soffermato invece sui mutamenti della verità, prima come oggetto solo della mente, con la relativa condanna della corporeità, poi come frutto dell’esperienza e, infine nell’era della tecnica: inevitabile il rischio di tramutare un semplice strumento in nuova visione del mondo, una verità disumana e inappellabile. Un po’ come le verità scientifiche, che non sono però una condanna bensì una liberazione, un trampolino verso il progresso: questa è la giusta prospettiva da cui guardare, secondo Piergiorgio Odifreddi, Bruno Centrone e Giuseppe Cambiano, che partendo da Pitagora, hanno ricostruito le tappe dello sviluppo scientifico e culturale dalle origini sino a noi. Uno sguardo all’Ellade e alla sua mitologia per comprendere l’autentico significato dell’essere stranieri e, quindi, dell’ospitalità: Maurizio Bettini, Luciano Canfora, Raffaele Simone e Armando Spataro hanno tratteggiato la parabola dell’accoglienza da Odisseo a Farage districando le ambivalenze di quella radice etimologica affine a ospite e nemico (hospes e hostis) responsabile di innumerevoli mistificazioni, travisamenti e, inevitabilmente, conflitti.

(Guarda video)

Il Festival del Classico, progetto della Fondazione Circolo dei lettori, sostenuto da Regione Piemonte e Fondazione CRT, presieduto da Luciano Canfora, diretto da Maurizia Rebola e curato da Ugo Cardinale e Massimo Arcangeli. Patrocinio della Città di Torino e dell’Università degli Studi di Torino, in collaborazione con Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Accademia delle Scienze di Torino, Dibattito e Cittadinanza Rete del Piemonte, Rete Nazionale dei Licei Classici, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte e Cirst – Centro Interuniversitario di Ricerca Studi sulla Tradizione. Media partner La Stampa.

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