Ho incontrato, insieme al mio destino fatto di parole, cellulosa, immagini, pellicola antica e moderno digitale, la Signora, in camera sua, l’Albergo, quello Della Regina Isabella, l’Isola, Ischia.
Sono stata guidata nel labirinto di corridoi e ascensori da uno dei ragazzi della reception.
Arrivati alla porta, lui mi guarda, mi fa cenno di respirare (conosce la mia insegnante di yoga forse? È lei che mi ricorda, anche dalla Svezia -dove ora vive- di respirare. Sempre. Respira Alessia, respira; anche quando non la sento per un po’, la sua voce è nella mia testa)
quindi, il dipendente dell’Albergo conta fino a due, mi sorride e con pugno chiuso batte tre colpi secchi alla porta.
Inizia così, una delle interviste che da tempo avevo in programma di fare.
Quella alla regista Lina Wertmuller.
Il punto è che alla fine, è stata la Signora Wertmuller ad intervistare me. Testimoni: la mia amica Paola Fiorido e la Signora Virginia Vianello.
Ogni volta che ho provato a fare una domanda ho ricevuto una risposta veloce, una risposta che riportava la “mia intervistatrice” al punto esatto in cui voleva tornare.
Beh, se la bravura di un valido giornalista risiede nell’ottenere risposte scomode per l’intervistato e interessanti per l’utente finale, sappiate che ho miseramente fallito. Altro che. Quella che è riuscita a farsi raccontare fatti e particolari, è stata lei.
Dal perché io rifugga realtà barbare o miseramente borghesi – per dirla con parole Pasoliniane – nonostante siano spesso piene di amore, al perché abbia deciso di intraprendere una pratica durata oltre due anni per aggiungere il cognome di mia madre a quello di mio padre.
Poi, abbiamo deciso di “darci dentro” e allora, son venuti fuori aneddoti interessanti, storie non note su alcuni personaggi dello Show Biz. Lei, l’ intervistatrice a tutti gli effetti, mi ha chiesto chiarimenti sulle questioni che ha trovato più interessanti.
Io: “No, i nomi non si fanno, segreto professionale”.
Lei: “Eh ma se non si fanno i nomi qui non ci si diverte”.
E giù così. Per 40 minuti e oltre. Un meeting che mi ha incredibilmente arricchito.
La Signora Wertmuller con il suo modo di fare, lascia pensare.
Il nostro tempo insieme è quasi finito, (Lina si deve preparare, ci ha accolto in accappatoio bianco, è ora di indossare l’abito per la serata: per la proiezione, la cena la musica e tutto il resto).
È il momento di andare via. Sull’uscio, le strappo la promessa di una foto, da fare in un secondo momento, in ricordo della nostra intervista audio.
Lei – con quegli occhi vispi da ragazzina che si ritrova, mi guarda e mi chiede come faremo, visto che è piccolina, io invece sono alta e ho i tacchi:
le dico che sarò felice di inginocchiarmi al cospetto di una regista che ha lasciato un segno profondo nella Storia del Cinema del Nostro Paese. Come noterete, al momento opportuno, mi sono messa in ginocchio.
– Comunque, volevo dirti, Lina, accetto volentieri l’invito a venire a trovarti a casa a Roma.
Hai visto mai che tu abbassi un attimo la guardia e riesca a farti un paio di domande complete anch’io?
Quello riportato qui è il frammento di un’ emozione vissuta durante l’Ischia Global Fest 2014, creatura del pronto giornalista Pascal Vicedomini che ancora una volta ha portato Ischia tra le Capitali del Cinema Europeo; altre emozioni sono seguite, troverete tracce di queste dando un’occhiata al video.
(Inutile scriverlo? Lo farò ugualmente: vi chiedo scusa per le immagini sfocate, mosse, buie, poco chiare, insomma “sporche”, cerco di essere operativa 24 ore al giorno per non perdere niente di quello che credo possa essere utile ai fini del racconto, questo, comporta che l’attrezzatura tecnologica a volte non riesca a stare al passo con la carica personale, in quel caso -poveri noi- giro con qualsiasi cosa mi capiti a tiro). ALL RIGHTS RESERVED ALESSIA LUONGO DI GIACOMO
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