Il potere dei Sogni.

“Più che Napoleone, mi interessa il soldato che si prendeva cura del suo cavallo, il calzolaio che riparava gli stivali di Bolivar”.

“Narrare è resistere”.

(Luis Sepulveda)

Chissà se il mio fidanzatino del liceo, Luca, quando, attraversando il “Sunset Boulevard” della nostra relazione, mi regaló “Storia di una Gabbianella e di un Gatto che le insegnò a volare”, immaginava di regalarmi, non un libricino, ma un biglietto di sola andata, in prima classe, per uno dei viaggi più belli della mia vita: la “circumnavigazione” del mondo letterario di Luis Sepùlveda: scrittore appassionato, controllato, diretto e delicato.

Un viaggio, dunque;
gli amici che mi accompagnavano già da un po’ di tempo: Flaubert, Pessoa, Salgari, Dostoevskij, Gasperini, Calvino, Twain, Shakespeare, Gramsci, Hemingway, Pasolini, Neruda, Levi, Dickens, Orwell, Kavafis, i Grimm, Rodari, Carrol, Carver, Miller e Fitzgerald, Manzoni, Sartre, Celine, Bukowski, Fante, Ungaretti, Leopardi, Collodi, P. Roth e L.M. Alcott, J. Austen, Tolstoj, Proust, non provarono invidia, anzi, fecero ulteriore spazio, in una confortevole immensità, al nuovo arrivato.

Io non avevo idea di cosa si trattasse, o di quale percorso mi accingessi ad intraprendere: furono necessarie poche pagine di quel libro, poi capii:
la Gabbianella e il Gatto, meritavano molto più che la mia attenzione, meritavano, la mia sensibilità.

Anni dopo, qualche giorno fa, nella tanto chiacchierata e da poco aperta al pubblico, cornice di Eataly, ho avuto il piacere di incrociare il mio percorso con quello di Luis: che gioia immensa.

C’era anche Farinetti, a questo proposito, non l’ho chiesto ancora: voi siete tra gli italiani che lottano per preservare la cultura del loro paese e si sentono offesi dal fatto che un teatro storico come lo Smeraldo sia stato smantellato per far posto ad Eataly (il palco, è stato conservato),
o siete invece, tra i sostenitori del nuovo spazio di Farinetti?

Di Eataly-Milano, si è discusso in tutte le salse e sui più commerciali blog, motivo per cui, finora, vi ho esonerato dal propinarvi post, video e articoli sull’argomento, so che sono seguita da un pubblico di qualità, cosí, pur essendo stata a tutte le inaugurazioni, con tanto di relativo pass-stampa/vip (esistono ancora etichette così retrò… e mi chiedo, da quando i giornalisti siano diventati vip: siamo forse al “Les Caves du Roy” a St. Tropez? Ma roba da matti…) fa piacere, ci mancherebbe, lascia però alquanto perplessi.

Sono stata dappertutto, da Eataly a Donizetti, da Carlo e Camilla in segheria alle varie settimane della moda, del mobile e dello gnocco fritto..
C’ero, con questi benedetti pass, pass-ando tra serate fashion/culturali (?) presentazioni varie e “bla bla, quella roba là”….

Vi ho preservato, da tsunami di parole e foto trite e ritrite.

Sapete invece cosa pensavo? Pensavo di proporre al comune di Milano Una “GIORNATA DELLA NOIA” (Non ho ancora googlato per verificare se esista già, magari è piena di cose da fare: “Vi proponiamo, nella giornata della noia…”).

La noia creativa, questa, secondo me, sconosciuta ai molti che inseguono un’ inaugurazione “via l’altra” una mostra dopo l’altra, un “evento” dopo l’altro;
Come ha detto un mio amico poco tempo fa, gli italiani preferiscono l’inaugurazione alla manutenzione.

Io stessa ieri avrei potuto organizzare un evento, infatti, consigliata da una imprevedibile e chicchissima Paola Fiorido, la talentuosa artist, painter, and performer, ho comprato una splendida gonna di Dior: vi assicuro, questo avrebbe meritato mettessi su un Exlusive Unconventional Happening, altrochè (…) Vero Paola?

Scherzi a parte, più mi trattengo in città, più vedo quanto siamo distanti.
Lo so, ho detto che andavo via, alcuni di voi hanno le bollicine in fresco per questo, ed altri una lacrima, un abbraccio e il miglior augurio in serbo per me, aspetto una notizia, ecco il perché del mio temporeggiare, ma vi assicuro, ho le valigie pronte da un pezzo.

Non rinnego un solo giorno a Milano,

inoltre, conosco la bellezza dei miei primi due luoghi del cuore italiani, Roma e Napoli e ahimè, di entrambe conosco anche i difetti;
probabilmente Milano è l’unica metropoli della nostra martoriata nazione, eppure l’idea della “metropoli italiana” ad oggi, mi fa ancora sorridere, abbiamo tutti presente come funzionano le Metropoli reali, giusto?

Pur volendo andare via, sto pensando di comprare una casa qui, ho bisogno di una base per quando sarò di ritorno dal mio essere partita (…)
Arricchisce saper tornare, se si è scelto prima, di lasciare.
Alla fine dei conti, é vero che io non ami Milano, le voglio bene, l’avevo già scritto, e il bene senza passione, fa meno male a volte, dell’ Amore.

Contenti milanesi e milanesi di adozione? Sorridete, qualunque sia la vostra provenienza, per favore, come buon augurio, e dite buongiorno al mattino:
è gratis!

Rilassatevi, fate l’amore, considerate che se siete presi da “altro”, e non pubblicate illimitati post sul vostro blog (nel caso in cui abbiate un blog) al fine di informare l’umanità sull’opinione che avete riguardo l’ultimo Vernissage al quale siete stati, il mondo girerà ugualmente.

Mai generalizzare alessia, ricorda.

Giusto, vedi a cosa servono ” Le voci di dentro”?

Insomma, senza più generalizzazioni, ci tenevo a chiarire alcune cose, in seguito al mio pezzo su Milano e ad alcuni messaggi privati ricevuti;

sappiate: se qualcuno dice di non amare la vostra città, non è per mancanza di curiosità, perché non conosce l’Orto Botanico di Brera o i fenicotteri rosa nascosti -neanche tanto- nel giardino di Villa Invernizzi, non è che gli siano sfuggite le opere della Pinacoteca di Brera, o peggio, il Cenacolo Vinciano;

quando ne vale la pena, noi tutti , siamo in grado di correre a sentire un giovane pianista che distribuisce molliche di armonia da un barcone sui Navigli durante Piano City, o un intervento del pungente e arguto Michele Serra;
mi interessa molto quello che l’essere umano condivide quotidianamente con l’altro da sè, l’empatia, i punti in comune, a volte però, si decide di viverle le cose, non di raccontarle, almeno, non necessariamente nel momento in cui accadono, anche, se si svolge la professione di reporter.

E riguardo la storia dell’ Amore, cosa posso dirvi, l’ Amore o c’è o non c’è, e di certo non si spiega.

Il Bello ci abita, perciò, il vero bello, a Milano o a Timbuctù, non ci sfuggirà,
solo, perdonatemi: sono esigente, non daró me stessa e quelli a cui tengo, in pasto alla banalità (in tal caso mi riferisco soprattutto a voi miei cari “Super Followers” a proposito, voi mi seguite, ma chissà dove stiamo andando 😎🎈…)

Torniamo a Farinetti e a Sepulveda, due personaggi che hanno, per motivi diversi, fatto sí che mi fermassi a parlarvene.
Durante il nostro incontro si è discusso dei più disparati temi, dal ritorno ai “Mestieri”, come fare il pane (il “Mestiere dei Mestieri”)
all’ importanza della laurea, oggi relativa, secondo i nostri protagonisti,
dal fatto che l’Italia esporti 31 miliardi di agroalimentare, al forno a legna di
Oscar Farinetti, dall’ impegno politico (siete pronti per le Elezioni Europee mi auguro) agli imprenditori e ai lavoratori dipendenti.

Voglio salutarvi con un immagine letteraria, altro regalo di Luis:
le rose di Atacama, che fioriscono una volta l’anno e, poche ore dopo essere sbocciate, si seccano al cospetto del sole:
l’eternità breve della loro bellezza non resiste alla LUCE, che muta senza sosta.

Più o meno, ora che ci rifletto, mi pare che gli amori tarocchi sebbene sappiano mascherarsi da Amori Speciali per un breve lasso di tempo, abbiano la stessa reazione delle rose di Atacama una volta esposti al Sole:
di fronte all’ Energia di Amori immensi, non sopravvivono, scomparendo nel loro stesso non essere.

Amen.

Adesso, immagini, suoni e parole: mettetevi comodi per 12 minuti circa, non interrompete un’ emozione, se non avete tempo posticipate la visione
e fate buon viaggio!

All rights reserved Alessia Luongo Di Giacomo

 

 

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