Sienna Uma e Jody, tutte loro, avevo scoperto, abbracciavano la “religione” della fish pedicure: un trattamento inusuale per la cura dei piedi; dovevo provare anch’io. Per forza. Che facevo, non provavo?
In via Monte Nero, a Milano, insieme ad una colorata donna sulla mia stessa lunghezza d’onda, ho provato.
Si tratta di un peeling naturale:
si immergono i piedi in vasche che contengono centinaia di pesciolini grigi, provenienti dalle acque turche di Kangal, privi di denti; i Garra rufa (questo il nome dei piccoli pesci) rimuovono con le labbra le cellule morte e rilasciano un enzima dalle proprietà rigenerative, gli sfioramenti favoriscono la circolazione sanguigna.
Risultato? Piedi morbidi e lisci.
Io, come vedete in foto, ho immerso in vasca anche le mani; è stato piacevole, le mie estremità erano da baciare, devo dire però che le cuticole dopo una manicure classica, effettuata da una professionista e non dagli “amici acquatici”, risultano più curate.
Nel mio caso, la spiegazione potrebbe essere che i pesciolini, essendo tardo pomeriggio, erano sazi?
Il trattamento, dura dai 15 ai 20 minuti, che trascorrono dolcemente, come fossimo in riva al mare, su uno scoglio, con i piedi a mollo, a chiacchierare con un’ amica.
Effetto collaterale: solletico.
In Italia questa moda c’è da poco e pochi sono i centri certificati in grado di proporla.
La fish pedicure oltre che per il suo valore estetico, é indicata per la terapia di alcune patologie dermatologiche tra cui la psoriasi; attenti però: l’acqua e i pesci devono essere trattati nel modo corretto: anche in questo campo, infatti, circolano dei falsi; la varietà asiatica Chin-Chin, per esempio, si nutre di pelle viva causando ferite.
All rights reserved Alessia Luongo Di Giacomo